Venti anni di Fierucola del Pane


Firenze piazza SS. Annunziata 6-7 settembre 2003





Da tempo immemorabile il 7 settembre sera, vigilia della nascita di Maria (e prima dell'era cristiana festa di Demetra dea dei campi, dei raccolti e dell'agricoltura) i contadini scendevano a Firenze dalle campagne in pellegrinaggio alla SS.Annunziata, onorando nella vergine madre di Dio, la fertilità della terra insieme a ogni donna che nasce e fa nascere e ai bambini come frutti.



Si avviavano prima dell'imbrunire e col sopraggiungere della notte ciascuno accendeva la sua fiaccola, candela o lucerna. Giunti in piazza passavano la nottata nella chiesa e nei chiostri della SS.Annunziata, sotto i loggiati, cantando, pregando, suonando e ballando.



Il giorno dopo, 8 settembre, oltre alla festa religiosa in basilica, le famiglie contadine animavano una fiera dove si vendevano le cose fatte in casa, i filati e i panni tessuti a mano, i funghi seccati sull'aia, il pane cotto nel forno a legna e altri prodotti dei boschi e dei poderi. In questo modo veniva onorata la campagna nel centro della città di Firenze, la quale deve il suo nome ed emblema al fiore che cresce spontaneo nei campi, l'iris.



I fiorentini, che hanno avuto sempre il vizio di prendere in giro le cose e persone che stanno loro più a cuore, non persero occasione per ridicolizzare i contadini proprio durante questa festa che era anche un riconoscimento ufficiale che il mondo agricolo e la terra sono il fondamento insostituibile della città e della civiltà.



Le contadine che vendevano alla Fiera venivano chiamate "Fierucolone", cioè donnone buffe e senza grazia in una fiera che non valeva niente (Fierucola). Le fiaccole che scendevano dalle campagne la notte del 7 settembre venivano scimmiottate dai cittadini con lampioncini di carta a forma di gonne contadine, chiamati "Rificolone" sempre per prendere in giro i costumi delle donne di campagna che non si volevano sottomettere alle mode "coi fiocchi" della città.



Questo à il senso del ritornello "Ona, ona, ona! quant'è bella la Rificolona ! La mia l'è co' fiocchi! La tua l'è co' pidocchi!": eppure non mancavano i pidocchi fra i fiocchi di città.



I contadini stettero al gioco per secoli, ribattendo con arguzia e poesie improvvisate di cui erano maestri.



Agli inizi del 1800, per un incidente in cui un cocchiere fu ucciso da uno studente, la festa venne vietata dal Granduca per molti anni. Ma a quell'epoca iniziava l'industrializzazione e i contadini cominciavano a prendere sul serio le prese in giro dei fiorentini vergognandosi di lavorare con le mani. Anche i cittadini divennero più caustici supponendo di poter sostituire le loro campagne con gli operai delle fabbriche e i contadini toscani con quelli di paesi lontani dove la gente poteva essere pagata meno.



 



Nel settembre 1984 dopo oltre 150 anni dalla fine del mercato contadino della Rificolona, come impegno per la rinascita di quel mercato e del mondo rurale che lo rendeva possibile, si è svolta in piazza SS.Annunziata a Firenze la prima Fierucola che è stata riservata alle produzioni ecologiche e intitolata al pane come simbolo dei bisogni essenziali.



A vent'anni di distanza è il momento di un bilancio.



In questo periodo, le Fierucole si sono moltiplicate a Firenze (20 edizioni l'anno) e manifestazioni simili sono sorte in molte regioni italiane.



Da queste fiere è passato un campione significativo di quel movimento di ritorno alla terra che ha preso le mosse agli inizi degli anni '70 e continua a manifestarsi sempre più ampiamente oggi.



Si tratta di un movimento per lo più sotterraneo e per decenni sostanzialmente invisibile alle istituzioni, alle analisi di mercato, per non parlare degli istituti di ricerca e delle facoltà di agraria. L'impotenza istituzionale a capire le ragioni e dimensioni del fenomeno ha avuto cause soprattutto culturali, di cultura economica, modelli produttivi, concezione della vita.



Mentre gran parte dei governi si adoperavano per aiutare con ogni mezzo l'abbandono delle campagne, l'industrializzazione dell'agricoltura e la sostituzione della cultura artigiana-contadina, elemento insostituibile della nostra civiltà materiale, si stava formando, spesso fra i privilegiati della società moderna, una schiera di uomini e donne che intraprendeva un cammino inverso.



Dai paesi più avanzati d'Europa, approfittando di monete forti che permettevano di acquistare a prezzi accessibili case rurali e poderi in Italia, è arrivata dalla Germania, dall'Inghilterra, dalla Svizzera, dall'Austria gente di ogni età e condizione sociale a occupare con orgoglio i posti lasciati vuoti dai portatori inconsapevoli di una cultura millenaria, i figli degli ultimi contadini. I nostri hanno rifiutato il proprio passato e si sono illusi di salire nella scala sociale proletarizzandosi, per la macchina sempre più bella e sempre meno status symbol, per l'appartamento moderno in condominio di periferia, per i figli all'università. Dai paesi più ricchi sono arrivati invece coloro che avevano provato e superato gli aspetti più diffusi della modernità e consideravano come ideale supremo l'ambiente e la vita della campagna e della nostra civiltà contadina.



Invece gli italiani che hanno cominciato l'avventura del ritorno alla terra hanno trovato ostacoli ben maggiori dei loro colleghi stranieri nelle nostre istituzioni, organizzate per favorire esclusivamente l'imprenditoria, la specializzazione, l'industrializzazione, la grande e media scala, la chimica ecc.



 



La Fierucola 20 anni fa' si è aperta proprio per i piccoli agricoltori familiari, locali, artigiani, non imprenditori, come fondamento della rinascita della ruralità italiana. In questo campo la passione per le bellezze e virtù della terra viene prima e l'economia segue come un cane al guinzaglio. Infatti chi può garantire l'assenza di veleni chimici dai prodotti agricoli più di colui che coltiva ecologicamente per passione e convinzione?



Le leggi e gli apparati burocratici italiani sono stati costruiti per i produttori industriali, nella convinzione che il mestiere contadino sia solo vestigia di un passato superato.



La Fierucola è nata sull'ipotesi opposta e cioè:



1) che l'agricoltura industriale non è agricoltura, ma industria e non può garantire la qualità degli alimenti;



2) che senza il piccolo podere familiare non può esistere sviluppo rurale;



3) che la produttività totale nel piccolo podere non specializzato è molto maggiore che nelle monocolture industriali e gli investimenti finanziari, cioè i costi per la collettività, infinitamente più bassi;



4) che il lavoro umano è essenziale e non deve essere minimizzato ma accresciuto, non solo in forma salariata ma come compartecipazione o diretta coltivazione e per renderlo più remunerativo non bisogna aumentare i salari ma favorire e detassare la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti nell'ambito del podere, facilitando al massimo la vendita diretta e ai piccoli dettaglianti, saltando le grandi catene distributive;



5) che il lavoro manuale con la competenza necessaria è l'elemento fondamentale del lavoro e dell'intelligenza umana e non può in nessun modo essere sostituito dall'alfabetizzazione, dai tecnici, dalla meccanizzazione ecc.



6) e che perciò occorrono scuole per formare contadini manuali, capaci di sostituire la fatica della corsa alla quantità con la qualità e la gioia dell'operosità competente fatta insieme;



7) che l'igiene nell'industria alimentare è tutt'altra cosa dall'igiene di una piccola produzione locale su base familiare e che solo nella seconda si può raggiungere le più alte qualità organolettiche e alimentari attraverso la libera concorrenza dei batteri patogeni e benefici con la supremazia sistematica dei secondi;



8) che la rinascita del mondo rurale è grandemente facilitata dalla ricerca di tecniche e forme di produzione indipendenti dal petrolio, senza inquinamenti, la cui costruzione e manutenzione sia gestibile con la partecipazione diretta dei coltivatori;



9) che l'economia di sussistenza, cioè la produzione locale nell'ambito del podere (o piccola azienda agricola) è il fondamento di una sana produzione alimentare non solo per la famiglia stessa ma per l'intero paese;



10) che la vita familiare, comunitaria e la cultura vengono grandemente arricchite e tenute in vita dal lavoro manuale non massacrante fatto insieme e la trasmissione orale e visiva delle conoscenze è un elemento insostituibile dell'educazione e della civiltà.



 



Questi principi, nel ventennio trascorso, hanno avuto alcune importanti verifiche:



- La diffusione dell'agricoltura biologica e ancora di più la domanda di prodotti biologici è diventata così ampia da non poter più essere considerata un'attività di nicchia per privilegiati;



- è bastata la Fierucola per veder ricomparire, come avanguardie dell'intero movimento dell'agricoltura biologica e delle sue produzioni più sane, i piccoli produttori agricoli, che l'ideologia ufficiale aveva condannato come rottami della storia;



- nella Fierucola sono nate attività economiche nuove su regole antiche (es. fornai esclusivamente biologici, produttori locali di condimenti aromatici, attività artigianali di sostegno alla ruralità ecc.);



- sempre più le idee ispiratrici di questa manifestazione stanno diventando di attualità e antesignane di una rivoluzione agricola che potrebbe essere la via per affrontare finalmente in modo efficace sia il problema della qualità alimentare che quello della fame (vedi il manifesto sull'alimentazione a cura della Commissione della Regione Toscana sul futuro del cibo presieduta da Vandana Shiva);



- il movimento, diffusosi fra i medici igienisti in Italia, che chiede l'abolizione di regolamenti e leggi non basati su prove, ha già ottenuto l'abolizione dell'obbligo della tessera sanitaria in varie regioni;



- si sono verificati cambiamenti consistenti anche nelle politiche dei governi e della UE: pensiamo soltanto alle normative sull'agricoltura biologica e alla crescente sensibilità delle istituzioni europee per lo sviluppo rurale al posto di una concezione precedente ristretta alla sola attività produttiva, generalmente di tipo agroindustriale



 



Dal 1984 l'Associazione La Fierucola, nei suoi convegni e seminari, ha affrontato vari temi come ad es. la biodiversità, l'evoluzione delle varietà locali dell'agricoltura attraverso la selezione massale, i progressi nella trazione animale, le macchine per la trasformazione domestica dei prodotti agricoli, l'igiene nelle produzioni locali, la difesa delle produzioni tipiche nell'ambito della cultura locale, i nuovi metodi di coltivazione naturale, la riforestazione per il riequilibrio dei microclimi, l'analisi degli ostacoli legislativi e fiscali per l'agricoltura non imprenditoriale, le manipolazioni genetiche ecc.



 



L'anno del ventennale vedrà, oltre alla fiera vera e propria, tre momenti ispirati dalle tre persone che hanno concepito e realizzato la Fierucola 20 anni fa':



- Fioretta Mazzei, allora assessore alla sicurezza sociale del Comune di Firenze,



- Giannozzo Pucci, attuale presidente dell'associazione La Fierucola,



- Graziano Ciceri, erborista di Carcano (Co) che, dopo una visita alla Fiera di Rouffac in Francia aveva spinto a fare qualcosa di simile a Firenze.



 



Alla memoria e all'affetto di Fioretta Mazzei saranno dedicati due momenti del convegno per seguire il suo impegno sia come donna e come cristiana che come assessore alla sanità del Comune di Firenze, in difesa dei deboli, degli artigiani e delle tradizioni della nostra terra:



- la presentazione delle tesi sull'igiene alimentare e il dibattito sul libro di Giorgio Ferigo "Il Certificato come sevizia",



- un seminario "idee per un'ecologia domestica e uno stile di vita più vicino alla semplicità evangelica";



 

promosso da Giannozzo Pucci e col contributo del consiglio dell'associazione si terrà il convegno "bilancio e proposte per la rinascita della campagna": il piccolo agricoltore non imprenditore e l'arte agricola.