LE RAGIONI DELL'ALTRO
di Roberto Silvi e Cecilia Calvi




Un uomo sulla cinquantina considera le cause di una malattia grave che lo ha colpito. Il modo con cui ha affrontato l'impegno politico e la scelta della lotta armata vent'anni prima, lo hanno portato a diventare un assassino ma anche ad autodistruggersi con un male incurabile.




Personaggi:

Stefano il vecchio, circa cinquant'anni

Stefano il giovane, venticinque anni

Alessandra, la ragazza del giovane



Febbraio 2002



ATTO UNICO

Scena:

La stanza di un appartamento sobrio, essenziale, all'ultimo piano.

Al centro, una grande scrivania a elle con un carrello con sopra lo stereo. Accanto, una sedia a rotelle.

Sullo sfondo, a sinistra, un letto, una parete a libreria, la finestra di un solaio. Al lato un angolo cottura.

Tutta questa zona, alle spalle della scrivania, è arredata con uno stile senza tempo, che potrebbe appartenere anche ad un'epoca passata.

Al centro una porta d'ingresso

A destra una finestra che dà su un cortile e, più avanti, la porta del bagno.

All'inizio la stanza è immersa nel buio, e al buio, si sente solo una:

Voce off

Vent'anni sono passati da quell'ultimo sparo, ma la sua eco ancora mi rimbomba nel cervello.

Giorno dopo giorno, la mia anima si consuma, ma il fragore dei miei anni ribelli resta intatto.

Il loro ricordo mi accompagna nelle strade, nelle nuove avventure, nei nuovi amori, togliendo loro sapore e colore.

Sono condannato a vivere di ricordi.


Lo squillare del telefono attiva una lucetta rossa, intermittente: la spia di una segreteria telefonica. Durante il messaggio, la scena pian piano si illumina scoprendo una persona di spalle seduta su una sedia girevole da ufficio, davanti a un computer.

Voce donna segreteria

Qui è il laboratorio. Volevo avvertirla che le sue analisi sono pronte. Se vuole chiamare lo studio... così fissiamo un appuntamento...

Un segnale acustico indica la fine della telefonata. Stefano, un uomo sulla cinquantina, sta rileggendo qualcosa al computer, ma si ferma un attimo e commenta:

Stefano il vecchio

... E' vero, sono condannato a vivere di ricordi, ma vorrei tanto che questo libro mi servisse per distanziarmene.

Non voglio dimenticarli, ma il mio presente non può più essere un loro pallido riflesso. Devo semplicemente lasciarli andare via, fare in modo che si allontanino, insieme ai lutti che covano ancora dentro di me come se dimenticarli, anche solo per un attimo, fosse tradirli.

E' una zavorra che mi impedisce di avanzare

Stefano, prende un bicchiere di vino vicino al computer, beve un sorso, si sposta, girandosi a favore, sul lato della scrivania e riprende la lettura

Stefano il vecchio

Del resto quegli anni sembravano magici.

Sembrava che il mondo fosse nato allora e che bisognasse scoprire le regole per farlo funzionare nel migliore dei modi.

Era tutto da rifare, sperimentare: cambiare ogni cosa, con la propria intelligenza, la propria creatività, il proprio desiderio di nuovo e di autentico.

Tutto diventava possibile...

Tutto. Anche il fatto di ritrovarsi, da un giorno all'altro, assassino.


Si ferma ancora una volta, per un attimo, e sorride a quel pensiero.

Prima di tutto c'era l'urgenza di lavorare ad un cambiamento strutturale della società.

Un compito immane, di cui tutti si sentivano responsabili.

Bisognava preparare una rete di contropotere, anche armato, che costituisse la base sulla quale diffondere e praticare comunismo.


Si sente un rumore. Un oggetto che barcolla, cade. Stefano sussulta e si guarda intorno. Poi si acquieta e continua:

Inizialmente ero stato lui a mettere insieme quattro compagni con l'aria molto cospirativa, con tanta voglia di fare dei disastri, ma poca esperienza reale di tutte quelle attività che un gruppo armato comportava.

Passare dalle parole ai fatti non era, però, poi così facile.


Improvvisamente, dall'ombra, esce una figura: un ragazzo alto, dinoccolato, vestito di nero con un maglione accollato e un impermeabile bianco, largo, che porta aperto davanti.

L'uomo non se ne accorge e continua la sua lettura

In effetti, toccò a lui procurare le prime due pistole per la loro prima azione di autofinanziamento: una beretta 7e 65 e una specie di scacciacani dall'aspetto molto offensivo, una calibro 22 a tamburo. Dovette pagarle di tasca sua...

L'uomo si interrompe. Prende una scatolina accanto a lui.

Era dovuto scendere da Milano a Napoli per trovarle e al ritorno in treno aveva rischiato anche di farsi beccare.

Apre la scatolina, tira fuori uno spinello già pronto e lo accende, mentre il ragazzo, inaspettatamente, continua la storia:

Stefano il giovane

Alla stazione di Firenze erano saliti dei poliziotti con i cani a perquisire un paio di scompartimenti in cerca di droga. Fortuna che nel mio si accanirono contro due ragazzi stranieri, stravolti dalla stanchezza e dagli occhi arrossati dal sonno.

Gli fecero svuotare gli zaini fino a che non uscì l'ultimo calzino sporco arrotolato in fondo del sacco.

Mi ero meravigliato io stesso del sangue freddo che avevo mantenuto: il mio cuore non aveva registrato neanche un battito di troppo.

Come se non ascoltasse le parole del ragazzo, l'uomo continua la sua storia:

Stefano il vecchio

Fu la notte a dare un brutto colpo al suo orgoglio. Gli incubi lo tormentarono, al solo pensiero di avere quelle armi nell'armadio.

Stefano il giovane

Vedevo la mia piccola stanza da letto dilatarsi e contrarsi in maniera impressionante intorno a me.

La parete ai piedi del letto, dove normalmente c'era l'armadio, si era trasformata in un muro di sbarre che mi si avvicinava inesorabilmente e minacciava di schiacciarmi.

Stefano il vecchio

Era il suo inconscio che gli diceva che quella non era cosa per lui, ma aveva deciso che la strada da percorrere era quella e non c'era niente da fare.

Stefano il giovane

Piuttosto che ammettere di poter aver paura mi sarei fatto impiccare.

Il vecchio scrive, battendo in maniera incerta e con un sol dito, le parole del giovane:

Stefano il vecchio

... Piuttosto che ammettere di poter aver paura si sarebbe fatto impiccare.

Il vecchio guarda verso il giovane, che nel frattempo si è un po' avvicinato. Sorride al ricordo:

Stefano il vecchio

Me lo ricordo quel maglione... Mi vestivo come un prete... E quell'impermeabile... Io non ho mai messo un eskimo...

Il ragazzo continua, imperterrito:

Stefano il giovane

Ma non c'era praticamente più alternativa, la lotta armata era diventata necessaria per contrastare il potere esistente.

Poi si accorge di essere osservato e domanda:

Stefano il giovane

Cosa guardi?

Stefano il vecchio

Sto cercando di metterti a fuoco...

Stefano il giovane

Cosa c'è, non gli assomiglio?

Stefano il vecchio

A cosa?

Stefano il giovane

Al ricordo che hai di te...

Stefano il vecchio

Non lo so, non ho più una fotografia. Anzi, ce ne ha ancora una mia sorella, ma sono venuto male, non sembro io... Comunque, il fisico non è importante.

La mia memoria è tutta qui.

Il vecchio indica il computer.

Stefano il giovane

Cos'è?

Stefano il vecchio

Un libro su di noi. Manca il finale.

Il giovane si avvicina alle spalle del vecchio e sbircia sul computer

Stefano il giovane

No, io dicevo quest'aggeggio... E' una macchina da scrivere?...

Stefano il vecchio

E' un computer. Ormai, sai, ce l'hanno tutti, e poi io senza questo non riuscirei più a scrivere: in effetti non scrivo, detto...

Il giovane si sporge verso lo schermo e legge:

Stefano il giovane

Ma non c'era praticamente più alternativa. La lotta armata era diventata una porta stretta da attraversare se si voleva contrastare il potere esistente, i suoi continui tentativi di colpo di stato, e la sua voglia di affermare un clima di terrore con le bombe e le stragi.

Il vecchio continua a leggere:

Stefano il vecchio

E così, anche lui ha cominciato la sua doppia vita da professore e da clandestino.

Doveva immaginare, però, che non ce l'avrebbe fatta, che il peso di quelle scelte lo avrebbe portato ad autodistruggersi.


Il ragazzo guarda interrogativo il vecchio.

Stefano il giovane

"Autodistruggersi"... Che vuol dire?

Il vecchio non risponde e si accende uno spinello già pronto, aspirando una profonda boccata.

Il giovane si accorge della sedia a rotelle. Capisce. I due si guardano per un lungo istante. Poi il ragazzo, comincia a camminare nervosamente per la stanza. Finalmente si ferma e aggredisce l'altro:


Stefano il giovane

Insomma, se adesso sei ridotto così, è colpa mia?! E' questo che vuoi dire?

Stefano il vecchio

In un certo senso...

Stefano il giovane

Pensi che la malattia ti è venuta a causa del tuo modo di reagire a quello che io ho fatto allora?

Stefano il vecchio

Che abbiamo fatto!

Io non rinnego niente. E in fondo questo libro è proprio per dimostrarti questo.

Stefano il giovane

Io invece penso che tu ti stai riscrivendo la storia a modo tuo: rileggi quello che hai fatto, cercando di spiegartelo o magari condannarlo, con il senno del poi.

Stefano il vecchio

Questo non è vero! Ho cercato solo di riguardare la mia... la nostra storia in modo più distaccato. Tra me e te ci sono più di vent'anni e adesso riesco a vedere meglio le tue rigidità.

Stefano il giovane

Rigidità?

Stefano il vecchio

Sì, ora che la pressione dell'esterno è venuta meno, è tutto molto più chiaro.

Stefano il giovane

Ma che cazzo stai dicendo, tu non ti ricordi più com'ero ed ora ti stai raccontando delle storie addomesticate.

Stefano il vecchio

Sono solo meno intransigente di te, senza tradire o rinnegare niente. La realtà non è tutta in bianco e nero come pensavi: è fatta di sfumature.

Stefano il giovane

Le sfumature servono per confondere gli obbiettivi, sono solo chiacchiere per allontanare l'azione...

Stefano il vecchio

Sono un segno di maturità.

Stefano il giovane

Non credevo che un giorno l'avrei pensata così.

Stefano il vecchio

Ora siamo due persone diverse.

Stefano il giovane

Lo vedo.

Stefano il vecchio

Non ti piace?

Stefano il giovane

Non ho mai pensato al mio futuro. Ma se l'avessi fatto, non l'avrei certo immaginato così.

Stefano il vecchio

Su una sedia a rotelle?

Stefano il giovane

Mi dispiace

Stefano il vecchio

Lo dici per me o per te?

Stefano il giovane

Non siamo la stessa persona?

C'è una lunga pausa. Finalmente il giovane si calma e si siede sul letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Poi, cambiando tono, chiede:

Stefano il giovane

Come è successo?

Stefano il vecchio

All'improvviso, un giorno non ci ho visto più e non riuscivo a muovere le gambe. Il giorno prima avevo fatto i miei soliti dieci chilometri di corsa e il giorno dopo non riuscivo più a fare neanche un passo.

Il giovane ha uno scatto d'ira:

Stefano il giovane

Ma che cazzo di malattia è!...

Stefano il vecchio

Per fortuna poi mi sono ripreso. E' sempre così: stai meglio fino alla prossima crisi e poi...

Stefano il giovane

Ci sarà pure una cura, no?

Stefano il vecchio

Il cortisone, ma non serve a niente. Ti gonfi, e quando ti sgonfi stai peggio di prima. Scrivere questo libro, invece...

Stefano il giovane

Non dire stronzate!

Stefano il vecchio

Ma tu lo sai come funziona questa malattia? Il tuo sistema immunitario, i tuoi anticorpi, si rivolgono contro te stesso attaccano le cellule del tuo sistema nervoso. Capisci?! E' la rappresentazione evidente del mio desiderio nascosto di autodistruzione di espiazione.

Il tono del vecchio si fa amaro e riflessivo

Stefano il vecchio

Quando tutto è finito, quando ho visto che non ce l'avremmo mai fatta, mi è crollato il mondo addosso.

E' lì che è iniziato il cambiamento e che la malattia mi ha cominciato a rodere, subdolamente, da dentro e sai perché? perché tutta la tua maschera esteriore si è andata decomponendo insieme a tutte le tue certezze. Ho dovuto accettare col cuore e non solo con la mente, che non potevo risolvere i mali del mondo e che non esiste una verità assoluta. L'unica verità è il nulla.

Il giovane si alza:

Stefano il giovane

Bene, sei diventato anche buddista, adesso!

Ce ne ho messo di tempo per vincere le mie idee cattoliche ed ora, rieccole qui, rispuntate sotto un'altra veste!

Stefano il vecchio

E allora?

Stefano il giovane

La religione è l'oppio dei popoli, ed è l'ultimo rifugio quando ormai tutto è perduto e il tuo individualismo prende il sopravvento.

Stefano il vecchio

Guarda che qui non si tratta di religione, ma di spiritualità, quella che tu volevi negare in nome di una improbabile rivoluzione.

Stefano il giovane

"Improbabile" tientelo per te!

E poi, non si trattava di pensare al proprio benessere personale, ma a quello collettivo e a come raggiungerlo!

Stefano il vecchio

Ma scusa, in fondo, cosa c'era dietro questa idea, se non quella che l'uomo è "fondamentalmente buono" e bisogna liberarlo dalle sue catene per fargli ritrovare questa bontà!? Non è forse un'idea cattolica?

Stefano il giovane

Ma che cazzo stai dicendo?

Stefano il vecchio

Guarda che pensare di poter amare il prossimo senza amare prima se stessi è una pia illusione dettata da una cattiva interpretazione dell'ingiunzione cristiana!

Stefano il giovane

Tu ti sei bevuto il cervello!

Stefano il vecchio

Annullarti negli altri, nel movimento, non ti è servito a nulla perché non avevi ancora trovato te stesso.

Stefano il giovane

Basta. Non ti sopporto più...

Il ragazzo, esce di scena, inseguito dalla voce dell'altro:

Stefano il vecchio

Hai abbandonato gli studi, ti sei consacrato a quest'idea superiore della costruzione del comunismo, ti sei perfino fatto tu stesso la tua banda armata! Non è un delirio di onnipotenza?!

Non sarebbe stato più normale aderire ad un altro gruppo invece che fartelo su misura?

Il ragazzo non ce la fa a non ribattere e torna in scena:

Stefano il giovane

Innanzitutto ti ricordo che non si aderiva ad un gruppo per concorso. Se non stavi in una situazione, non entravi proprio da nessuna parte.

E poi è vero che volevo tentare una strada mia, personale. Alla lotta armata fine a se stessa, alla sua funzione strategica per il comunismo, non ci ho mai creduto. Ma non c'era praticamente alternativa, l'hai pure scritto...

Il vecchio scuote la testa

Stefano il vecchio

Perché non capisci? Non dico che non fosse giusto.

La tua scelta delle armi, devi ammetterlo, era perlomeno discutibile. All'epoca nel movimento, ci si dilaniava su questo, ma c'erano mille ragioni per farla. L'Italia era ancora intrisa di fascismo e la risposta alle lotte operaie erano la repressione, il terrore, le bombe di Stato, i morti in piazza durante le manifestazioni... Ce ne era una al giorno, e una su dieci, la polizia caricava schiacciando qualcuno con i gipponi oppure sparava sui manifestanti.

No!... Si doveva fare qualcosa, ma quello che mi interessa ora, non è tanto quello che hai fatto, ma come l'hai fatto

Stefano il giovane

Io cerco solo di essere coerente con le cose che penso o dico: i parolai, quelli che si riempiono la bocca di tanti bei propositi e non fanno mai niente, non mi sono mai piaciuti.

Stefano il vecchio

Neanche a me! Ma perché tutto questo rigore? Quanto più chiedevi agli altri, tanto più pretendevi da te!

Stefano il giovane

Ognuno doveva prendersi tutte le responsabilità che un comportamento illegale imponeva.

Stefano il vecchio

Questo teoricamente, ma poi se dovevi tenerti una pistola a casa ti venivano gli incubi!

Stefano il giovane

E' vero, ognuno ha dei limiti.

Stefano il vecchio

E tu li hai voluti superare per forza.

Stefano il giovane

Ti sbagli. Alla prima rapina che facemmo, ad esempio, partecipai da protagonista ed avevo una eccezionale calma interiore!

Stefano il vecchio

Sì, va be', ma non hai dormito tutta la notte...

Le luci cambiano. La stanza scompare nel buio isolando il ragazzo e il vecchio, e il giovane comincia a raccontare al presente:

Stefano il giovane

Ma la mattina, alle sei, quando la sveglia suona, tutto mi sembra normale. Mi alzo e mi preparo con una strana calma interiore.

Prendo le pistole.

Una è scarica: non siamo neanche riusciti a procurarci i proiettili, ma per cominciare va bene. Deve servire solo per impressionare, non è previsto nessuno scontro a fuoco.

Il vecchio contrappunta il racconto leggendo il suo libro:

Stefano il vecchio

Il colpo si presentava facile. Avevano deciso di rapinare un supermercato, l'unico su cui avevano informazioni, visto che un amico ci aveva appena lavorato.

Ma era pur sempre il primo colpo del gruppo e la prima rapina per ognuno di loro.


Stefano il giovane

Davanti al supermercato vedo Paolo.

Arriviamo insieme, con una puntualità cronometrica. Non ci parliamo: non abbiamo niente da dirci. Abbiamo studiato tutti i movimenti nei minimi particolari, e adesso non ci resta che verificare che tutto funzioni alla perfezione, tutto come abbiamo previsto.

Stefano il vecchio

Paolo era un componente del gruppo, fresco immigrato dalla Sardegna, eternamente incazzato con il mondo.

Stefano il giovane

Attraversiamo la strada.

Sandro, un amico di Gio', uno grosso e un po' tonto, ci segue nel supermercato: deve restare nell'entrata per controllare che nessuno salga nell'ufficio dopo di noi. Se nessuno si accorge di nulla, non deve intervenire in nessun modo.

Giò è pronto alla guida di una macchina rubata la sera prima.

Stefano il vecchio

Era riuscito a rubare solo una Simca malandata, ma almeno aveva il pregio di avere quattro portiere. Tanto non serviva nient'altro, la fuga in città non si sarebbe certo basata sulla velocità della vettura.

Stefano il giovane

Girato l'angolo abbiamo appena il tempo di vedere Christina, che ci aspetta per avvertire Giò.

Deve dargli il segnale tre minuti dopo che siamo entrati e poi andarsene.

Ci vedremo più tardi, io e lei, alle colonne di Porta Ticinese. Se tutto va bene...

Stefano il vecchio

Dolce e sensuale fino allo spasimo, aveva una pelle morbida e levigata e dei capelli rossi amaranto che mettevano in risalto i suoi grandi occhi verdi.

Di origine brasiliana, non era molto alta, ma emanava grazia da tutto il corpo ed ogni suo movimento, ogni suo gesto raggiungeva la perfezione.


Stefano il giovane

Entriamo.

Stefano il vecchio

Non si capiva come facesse a stare con Paolo che aveva i modi bruschi di un pastore abituato a cacciarsi di torno i maiali della fattoria accudita dai suoi in Sardegna.

Stefano il giovane

Continuo a sentimi calmo e sereno, come se stessi andando a comprare un francobollo alla posta.

Stefano il vecchio

Aveva la capacità di calmare anche un toro in un'arena, ma anche quella di mettere in calore un gatto castrato e Stefano, ovviamente, non era rimasto insensibile a tanto fascino.

Stefano il giovane

Paolo è sempre al mio fianco, immerso in profondi pensieri. Sarà lui a dover intimare il fatidico: "mani in alto". So che non è facile. Forse sta cercando l'intonazione giusta.

Stefano il vecchio

In ogni caso quella mattina non era il momento per tali pensieri.

Stefano il giovane

Ci dirigiamo su, al primo piano, dove il direttore e un'impiegata, come ogni sabato, stanno sicuramente contando i soldi da consegnare a quelli della Mondialpol: l'incasso più proficuo di tutta la settimana.

(imitando un forte accento sardo)

"State fermi, mani in alto questa è una rapina."

Stefano il vecchio

La frase era risultata credibile nonostante fosse stata pronunciata con un forte accento sardo.

Stefano il giovane

Il direttore sbianca e alza le mani indietreggiando. La segretaria spalanca la bocca e ci guarda atterrita, rimanendo inchiodata sulla sedia.

Con la pistola in pugno, avanzo nello sgabuzzino. E' stretto, ci si muove a fatica.

Con l'altra mano, tiro fuori una busta dalla tasca e mi avvicino ad un cassetto per prendere delle banconote. Ho tutte e due le mani occupate, per un attimo non so con quale devo prendere i soldi.

Allora metto via la pistola, l'unica carica, e comincio ad infilare le banconote nella busta.

Stefano il vecchio

I soldi gli sembravano desolatamente pochi, ma subito Stefano si sentii battere sulla spalla dalla pistola di Paolo...

Stefano il giovane

Che c'è?

Stefano il vecchio

Paolo gli indicò il cassetto dell'altro lato della scrivania dove effettivamente era stipato un bel malloppo di banconote insieme a vari assegni, biglietti del metrò e francobolli.

Stefano il giovane

Arraffo tutto, in fretta, e lo infilo nella busta.

Poi mi dirigo verso le scale.

Paolo, prima di seguirmi, intima di non muovetevi per almeno cinque minuti.

Scendiamo al piano di sotto.

Stefano il vecchio

Tutto si era svolto in un perfetto e irreale silenzio.

Stefano il giovane

Di sotto, prima di andarcene, do una rapida occhiata in giro: per fortuna nessuno ha notato nulla.

Stefano il vecchio

Nemmeno Sandro, che rimase lì senza accorgersi che eravamo usciti.

Stefano il giovane

Arriviamo alla macchina: Sandro non c'è.

Torno subito dentro a cercarlo, e lo trovo ancora lì...

Stefano il vecchio

... col naso per aria intento a guardare, quasi stesse lì a controllare il lavoro incessante delle cassiere, che spostavano merce da una parte all'altra senza smettere di pigiare i tasti sulle calcolatrici.

Stefano il giovane

"Ma che fai?", gli dico, e lo tiro per un braccio, trascinandomelo via.

Stefano il vecchio

Partirono a tutta velocità, più lontano possibile dal luogo del delitto.

Nessuno si era precipitato fuori gridando al ladro, non si sentivano macchine della polizia e tutto era filato liscio come l'olio.


Stefano il giovane

"Uahuuuu!... E' fatta!"

Stefano il vecchio

Urla liberatorie ruppero il silenzio.

Stefano il giovane

Avremmo preso 4, 5 milioni

Giò rallenta: Girato l'angolo, ci troviamo improvvisamente imbottigliati in una fila di macchine.

Guardo fuori e decido: "Scendo qui, mi sgancio un po' prima... A fare i conti possiamo pensarci a casa mia stasera".

Stefano il vecchio

Stefano scese dalla macchina. Gli sembrava di camminare a dieci centimetri da terra.

Si sentiva euforico e aveva una voglia matta di mettersi a correre. Poi si ricordò dell'appuntamento con Christina e diede una direzione al suo vagare.


Stefano il giovane

Christina è già lì, la vedo passeggiare, tranquillamente nervosa, nel quadrilatero delle colonne romane del Ticinese.

Mi vede.

Le sorrido.

Lei capisce subito che tutto è andato per il meglio. Attraverso la strada e vado verso di lei.

Stefano il vecchio

Una specie di risata interna gli partiva dallo stomaco e l'obbligava a trattenersi dallo scoppiare a ridere da solo, ma ormai poteva lasciarsi andare, aveva qualcuno a cui comunicare la sua contentezza.

Stefano il giovane

Mi salta al collo.

Sento il suo corpo esile agitarsi tra le mie braccia

E' andata... ce l'abbiamo fatta!

Mi metto a girare su me stesso tenendola per le braccia.

Poi le nostre labbra si schiacciano in un bacio inaspettato

Mi guarda sorpresa

Ora non rido più.

Nei suoi occhi, vedo la mia stessa emozione.

L'abbraccio ancora, un tempo infinito e le sussurro: - Andiamo a casa mia.

Stefano il vecchio

La loro relazione durò non più di una settimana, giusto il tempo di rendersi conto che la cosa era ingestibile.

Non potevano far finta di niente con Paolo. E, soprattutto, Alessandra, alla quale Stefano aveva pensato di poter raccontare la sua avventura, come tra buoni amici, si era dimostrata molto meno democratica e aperta a nuove esperienze di quanto affermato in precedenza e gli aveva intimato il classico: "O con me o con lei". Tutto era quindi rientrato in ordine, o almeno così credeva Stefano.


La luce torna su tutta la scena.

Stefano il giovane

Che cosa c'entra adesso la storia con Alessandra? Che bisogno c'è di mischiarla lì dentro?!

Stefano il vecchio

C'entra, perché anche il rapporto con lei è diventato una lotta tra i tuoi principi e i tuoi sentimenti, le tue incongruenze.

Stefano il giovane

In che senso?

Stefano il vecchio

Christina ti piaceva, però non sopportavi che anche Alessandra avesse le tue stesse debolezze.

Stefano il giovane

Ti sbagli!...

Sapevo perfettamente che anche lei desiderava altre persone diverse, da me: i sentimenti che si provano in una coppia, sono tutto tranne che esclusivi.

Al grande amore non ci credo e non avevo nessuna intenzione di legarmi a qualcuno.

Soprattutto non volevo farmi divorare dalla sua presenza.

Stefano il vecchio

Tanto ti ha divorato lo stesso, e lo so io quanto mi ci è voluto per liberarmi del suo fantasma.

Stefano il vecchio a fatica avvicina la sedia a rotelle, si alza, e con una specie di piroetta, sprofonda a sedere sulla sedia a rotelle.

Stefano il giovane

Adesso lei dov'è? Cosa fa?

Stefano il vecchio

Devo andare nel bagno.

Il vecchio manovra un po' con le ruote e va verso il bagno. Il ragazzo, apprensivo lo segue:

Stefano il giovane

Non è che le è successo qualcosa?

Stefano il vecchio

Potevi pensarci prima! Peggio per te che non hai mai voluto viverti questa storia fino in fondo.

Stefano il giovane

Lo sai benissimo che l'ho fatto per lei! La nostra storia avrebbe preso una brutta piega: o il matrimonio e una vita borghese, oppure lei nel nostro gruppo armato, o peggio ancora le due cose insieme. Dovevo proteggerla da tutto questo, e anche da se stessa!...

Stefano il vecchio

E' che tu avevi paura di mettere in discussione i tuoi criteri di indipendenza, l'immagine che avevi di te di uomo libero. E per difenderti, per non piegarti, mi hai spezzato nel corpo!

Stefano il vecchio sparisce ne bagno.

Stefano il giovane

Non è così!

Stefano il vecchio

E' così!

Il vecchio chiude la porta e il ragazzo resta da solo.

Stefano il giovane

Pensa te, anche il rapporto con Alessandra adesso gli pesa sulla coscienza!

Preso dalla rabbia, va a versarsi del vino.

La verità è che tu, di noi, non ti ricordi più un cazzo!

Continua ad essere molto agitato, si siede sul letto, in fondo alla scena in quella "zona di confine" tra il passato e il presente e beve il suo vino. Intanto dalla penombra esce fuori una figura di donna. E' bella, porta i capelli lunghi sciolti sulle spalle, una camicetta bianca e una gonna lunga a fiori. Anche lei è molto nervosa.

Alessandra

Perché te ne sei andato via in quel modo? Cosa è successo??

Stefano il giovane

Che cosa è successo? E me lo chiedi? Perché, non lo sai quello che hai fatto?

Alessandra

No, non lo so!?

Stefano il giovane

Sei stata tutta la sera a parlare con Claudio. Non mi hai cagato nemmeno di striscio, anzi se ti dicevo qualcosa mi guardavi come se fossi stato l'ultima merda di questa terra.

Alessandra

Sai benissimo che non ti considero una merda!

Stefano il giovane

Beh, non si nota.

Alessandra gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla:

Alessandra

Senti, Stefano...

Stefano si volta verso di lei e le dice deciso:

Stefano il giovane

Lasciami stare, vattene.

Alessandra

Ma perché?

Stefano il giovane

Perché è meglio che la finiamo qui!

Alessandra

Ma come, proprio adesso che avevamo deciso di partire insieme per le vacanze?

Stefano il giovane

Al diavolo le vacanze!

Alessandra assume un'aria pentita.

Alessandra

D'accordo, hai ragione, sono stata una stupida... ma l'ho fatto solo perché c'era Christina e non facevate altro che scambiarvi sguardi e sorrisi. Ero gelosa!

Stefano il giovane

Gelosa?! Tu fai la stronza con Claudio perché sei gelosa?

Alessandra

Sei tu che hai cominciato a fare lo stronzo con Christina.

Stefano il giovane

E' una storia che è finita subito. E poi te l'ho pure raccontata.

Alessandra

Appunto, te lo potevi risparmiare. Cosa volevi da me? Il perdono? L'assoluzione?

Stefano il giovane

Allora ho fatto male a dirtelo?

Alessandra

Hai fatto male a farlo.

Io almeno lo ammetto di essere gelosa. Tu no. Per te è inconcepibile, non è in linea con i concetti sovvertitori e rivoluzionari. E' borghese. Ma io sono umana, a differenza di te. E mi posso anche permettere di essere gelosa.

Stefano il giovane

Certo, perché a te piacerebbe uno di quei rapporti simbiotici dove ognuno si appoggia all'altro cercando un sostegno, una specie di protesi con la quale rimediare ai propri complessi, alle proprie carenze affettive, al proprio bisogno di affermazione!

Alessandra

Eh, già, per te amare qualcuno non può essere che questo! Non potrebbe semplicemente voler dire vivere assieme?

Stefano il giovane

Che cosa vorresti, una bella famiglia con tre o quattro marmocchi, col moccolo al naso, che ti strillano nelle orecchie, e magari la sera tutti insieme felici davanti alla televisione?

Alessandra

Non essere ridicolo! Lo sai benissimo che non intendo questo. Tu hai solo una paura fottuta di impegnarti in un rapporto!

Stefano il giovane

Ma andiamo, sii sincera con te stessa. Tu non vuoi venire a vivere con me. Vorresti sposarti, per far contenti i tuoi, e forse neanche con me, visto che sono troppo povero. Ma soprattutto hai troppa voglia di avere altre storie!

Alessandra

Questa è la tua fissazione, forse sei tu che ne hai voglia e non lo vuoi ammettere!

Stefano il giovane

Guarda, che qui chi ha bisogno di conferme continue dagli altri, sei proprio tu! Altrimenti non perderesti tempo a frequentare gente che solo tu trovi interessante, come quel "grande" avvocato, come si chiama...

Alessandra

Viperelli!!! E allora?

Stefano il giovane

E allora quello non vede l'ora di portarti a letto!

Alessandra

Ma figurati!

Stefano il giovane

Non è vero?

Alessandra

No che non è vero! E' che tu non accetti che io possa e voglia avere una vita mia, dove tu non ci sei, e allora vedi voglie e desideri sessuali dappertutto.

Stefano il giovane

Ma chi te la tocca la tua vita! Anzi, vivitele queste storie, così la finisci di mitizzare questi personaggi di cui ti infatui di tanto in tanto.

Alessandra

E smettila di rilanciare sempre la posta più in alto, a chi è più democratico, più aperto: "viviti queste storie"!

Vorrei vedere se davvero andassi a letto con qualcun altro come la prenderesti.

Stefano il giovane

Sarebbe meglio questo, che alimentare un gioco delle apparenze in cui si finisce per scambiare illusioni e realtà.

Alessandra

Che vuoi dire? Non fare il difficile!

Stefano il giovane

L'altro giorno, per esempio, mi hai detto: 'l'importante è che l'altro creda di essere amato,', poi ti sei corretta in 'che senta di essere amato'.

Alessandra

Lo sai cosa volevo dire! Mi sono sbagliata...

Stefano il giovane

No, invece, perché è un lapsus illuminante. Per te, l'importante è che io creda nel tuo amore, non che tu mi ami sul serio.

Poi, che sia vero o meno, questo è per te secondario. La verità ognuno se la deve portare dentro di sé, magari ben nascosta.

Alessandra

Lo vedi! Devi sempre complicare tutto, anche gli errori più banali.

Stefano il giovane

Saranno errori banali per gli altri, per tutti quelli che la verità non la vogliono scoprire: così vivono meglio, più sereni. Io invece sono un rompiscatole, non è vero? Sempre inquieto, attento a mettere insieme frammenti sparsi di discorsi, per cercarvi una logica, trovarvi delle conferme o vedervi delle contraddizioni..

Alessandra

Tu non sarai mai felice e renderai infelici quelli che ti sono vicino.

Dici che non bisogna cercare la coerenza ma poi è a quella che aspiri. Vivi in un modo che ti sembra perfetto per non scontrarti con le incongruenze della realtà.

Stefano il giovane

Invece, no. Lo so bene che cercare la coerenza, in sé e negli altri, è un'illusione. L'animo umano è un bordello abitato da fantasmi. Non è possibile capirlo dall'esterno, tanto meno quello di una donna... figuriamoci il tuo, che ti amo.

Alessandra

Così tu rifiuti anche solo la possibilità che un sentimento possa essere genuino.

Ma se i sentimenti sono solo apparenze, allora chi e perché dovrebbe farla questa rivoluzione?

Stefano il giovane

Dobbiamo cambiare, ma per ora è così. Dobbiamo fare i conti con la nostra miseria.

Non saremo noi a fare la rivoluzione, sarà la rivoluzione che ci farà.

Alessandra

E nel frattempo che cosa succede?

Stefano il giovane

Che vuoi dire?

Alessandra

Dobbiamo massacrarci in attesa di questa rivoluzione?

La verità è che con questo tuo pessimismo tu rifiuti la vita: per questo mi hai costretto ad abortire.

Stefano il giovane

Non ricominciamo con questa storia. Sempre questo aborto di mezzo! Ma perché, volevi far nascere un altro infelice? Chi se ne sarebbe occupato, tu? O io, che passo tre quarti del mio tempo tra una riunione e l'altra e mi resta appena l'altro quarto per dormire!

Alessandra

Lascia perdere che è meglio. Tu hai solo paura della vita, e ti illudi che lottando per un ideale le cose potranno cambiare.

Stefano il giovane

Cambieranno.

Alessandra

Prima cambia tu!

La perfezione che cerchi non la raggiungerai mai e finirà per soffocarti.

Su quest'ultima frase, sulla porta del bagno, appare Stefano il vecchio che commenta:

Stefano il vecchio

Già.

Stefano il giovane

Almeno io ci provo.

Alessandra

Anche io, ma se tu non imparerai ad accettare le tue contraddizioni, l'irrazionale, l'incomprensibile, distruggerai tutto: me, te stesso e anche la nostra storia!

Anzi, ho paura che tu l'abbia già distrutta!

Alessandra pronuncia le ultime parole con la voce incrinata, vicina al pianto. Si allontana, decisa, da dove è venuta.

Stefano il giovane

E adesso dove vai? A farti consolare da Claudio?

Il vecchio commenta

Stefano il vecchio

Ma come sei inopportuno!

Alessandra, prima di uscire, si ferma e, con le lacrime agli occhi, gli dice:

Alessandra

Sei proprio uno stronzo!

Stefano il vecchio

Ha ragione...

Stefano il giovane

Tu non ti immischiare!

Stefano il vecchio

Sta andando via. Fermala.

Stefano il giovane

Lei è libera di fare quello che vuole! Anche di andarsi a fare scopare da Claudio!

Stefano il vecchio

Allora sei geloso!

Stefano il giovane

Ma vaffanculo!

Stefano il vecchio

Perché non vuoi ammetterlo?

Stefano il giovane

Io so solo che continuare a stare con lei, significa andare incontro ad un mare di guai!

Stefano il vecchio

Guarda che sta piangendo...

Stefano il giovane

Sta piangendo?

Il ragazzo si precipita dietro Alessandra.

Stefano il vecchio

Lo sapevo!

Il vecchio raggiunge la scrivania e comincia a leggere:

Stefano il vecchio

Vederla piangere lo faceva star male e ogni volta che succedeva, l'incazzatura lasciava il posto al desiderio di calmare quel fiume di lacrime

Intanto il ragazzo riporta Alessandra in scena

Stefano il giovane

Smettila di piangere.

Stefano il vecchio

Sentì le parole uscirgli di bocca senza che ne avesse nessun controllo.

Il ragazzo comincia ad accarezzare il viso di Alessandra:

Alessandra

Promettimi che andremo in vacanza assieme come avevamo deciso.

Stefano il vecchio

Eccola lì Stefano, era ad un bivio, e sapeva che se avesse ceduto alla commozione, se avesse fatto marcia indietro, se non avesse seguito più il suo istinto, avrebbe tradito se stesso e non sarebbe stato più capace di ritrovarsi.

Stefano il giovane

Sicuramente non ci divertiremo. Non è più come prima.

Alessandra

Non è vero, vedrai che staremo bene!

Stefano il vecchio

Due forze equivalenti si scontravano, mettendolo in uno stato di paralisi decisionale.

Stefano il giovane

Non lo so...

Stefano il vecchio

Il suo amore per lei era già andato oltre i limiti di guardia, limiti che non avrebbe mai voluto oltrepassare.

Alle spalle del vecchio, i due ragazzi cominciano ad abbracciarsi e baciarsi.

Alessandra

Allora? Ci andiamo?

Stefano il vecchio

Decise di concederle un'altra opportunità, confidando sulle sue capacità di controllare il rapporto e magari di interromperlo appena lei avesse confermato la sua vanità e quella sua voglia di sedurre. Così concesse

Stefano il giovane

Va bene. Proviamo un'altra volta. Andiamo in vacanza assieme e vediamo come va a finire. Poi decidiamo. Va bene?

Stefano il vecchio

Ma il mese che doveva passare in Jugoslavia con lei, lo preoccupava molto più di una rapina.

Stefano il vecchio spegne un interruttore che toglie la luce ai due giovani amanti, che spariscono nel buio con tutte le loro effusioni sempre più appassionate.

Il vecchio si stiracchia, poi cerca di versarsi dell'altro vino, ma la bottiglia è vuota. Allora, ripete, borbottando, l'operazione di prima per rimettersi sulla sedia a rotelle, e Si rivolge verso un mobiletto che è lì vicino. Prende un'altra bottiglia di vino rosso, un cavatappi e un sacchetto di noccioline. E' ormai un po' alticcio e lo si sente dalla voce più querula e divertita:


Stefano il vecchio

Qui se non mangio qualcosa va a finire che mi ubriaco.

Stappa la bottiglia, apre a fatica il sacchetto delle noccioline e si versa del vino. Ne beve un sorso e esclama:

Stefano il vecchio

Aahhh!!... Almeno mi riscaldo un po'! Questo vino ha un gusto pieno, tondo...

Solleva il bicchiere e lo osserva in controluce, facendolo roteare leggermente.

E poi ha il colore rubino trasparente del Bourgeuil. E' quello che ho sempre preferito.

Certo un buon Bordeaux...

Riabbassa il bicchiere scotendo un po' la testa.

Ora mi atteggio pure a conoscitore, però, devo dire, in dieci anni di esilio a Parigi, ho almeno imparato a conoscere i vini... che non è poco!

Il palato si è affinato e anch'io... Sono invecchiato... come un buon vino... che ho cominciato ad apprezzare... insieme a tante altre cose...

Poi, rivolto verso il fondo della scena, e alzando la voce:

E' questo che non vuoi capire!

Tanto non mi sente, ha altro da fare...

Eh, sì, ho ritrovato tanti compagni. Tante amicizie sono diventate di ferro.

Anzi ora chiamo Paolo e vedo come sta, non si sentiva bene...

Sruota verso il telefono, fa un numero, ma dall'altro lato una voce registrata, a velocità folle, dice, prima in francese e poi in italiano, che il numero è occupato e invita a lasciare un messaggio. Stefano lo fa quasi strillando, con un tono tra il rimprovero e la presa in giro:

Uéh! Ti pareva che non stavi parlando con qualcuno. Comunque volevo sapere come stai, ma penso che va meglio visto che hai ripreso le tue attività telefoniche. Quando hai finito chiamami!

Stefano è ancora sulla sedia a rotelle, si versa ancora del vino poi si gira verso il computer per leggere, ritrovando un po' il suo equilibrio e uno stato normale:

Stefano il vecchio

L'estate era ormai inoltrata e i vari gruppi, armati e non, si preparavano a partire in vacanza.

Avevano deciso, comunque, di portare a termine i colpi di autofinanziamento prima di partire. Al rientro avrebbero dovuto affrontare il rapimento del direttore del carcere che li avrebbe impegnati di più politicamente e finanziariamente.


Improvvisamente una voce arriva dal cortile della casa:

Voce Antonio

Stefano! Ste'!...

Il vecchio va alla finestra, la apre si rivolge al cortile:

Stefano il vecchio

Antò... che c'è?

Voce Antonio

Tutto a posto, Ste'?

Stefano il vecchio

Tutto a posto, grazie.

Voce Antonio

La cosa, là, ne tieni ancora o ti serve che te la porto?

Stefano il vecchio

Se ce l'hai, l'ho quasi finita...

Voce Antonio

La tengo, la tengo... E che effetto ti fa?

Stefano il vecchio

Mi sembra che mi faccia bene.

Voce Antonio

E quella fa bene a tutti! Allora passo stasera.

Stefano il vecchio

Meglio domani.

Voce Antonio

E se passo tra cinque minuti?

Stefano il vecchio

Anto', te l'ho detto, stasera no, c'ho da fare.

Voce Antonio Va buò, va buò. Domani. Aspettami, eh...

Stefano il vecchio

E chi si muove!!...

Il vecchio torna al suo computer e rilegge:

Stefano il vecchio

... La rapina all'ufficio postale, in veneto, aveva richiesto una preparazione più accurata del solito. Ma all'ultimo momento, Giò ebbe un ripensamento e disse che non se la sentiva.

Quel contrattempo lo infastidì come un appuntamento andato a vuoto.

Stefano aveva ormai preventivato di fare quel colpo prima di partire per le vacanze con Alessandra, ed ora quel contrordine gli procurava lo stesso disappunto che prova un ragioniere quando non si ritrova coi conti.

Quindi decise che quella rapina andava comunque fatta.


Il vecchio si interrompe. Dietro di lui sta passando Alessandra, a piedi scalzi e con addosso solo una magliettina da uomo. La segue con lo sguardo mentre lei si dirige verso il frigorifero e lo apre in cerca di qualcosa.

Stefano riprende a leggere:


Cambiare gli schemi di un'azione un momento prima di compierla era una cosa che andava assolutamente evitata.

Era quello il segreto che permetteva un così basso tasso di compagni presi o caduti durante le azioni.

Improvvisare era vietato, ma Stefano decise lo stesso di sostituirsi a Giò nel ruolo che era comunque il più rischioso.


Alessandra, trovata una bottiglia d'acqua in frigorifero, la prende e torna nel buio.

L'azione andò bene. Le persone che erano al di qua del bancone non vennero assolutamente toccate. In compenso, dovettero sorbirsi un suo discorsetto sulla giustezza degli "espropri proletari", mentre Max si faceva consegnare i soldi dagli impiegati.

Una signora, presa dalla paura, voleva consegnare il denaro che doveva versare alla posta, ma Stefano rifiutò categoricamente spiegandole che non ce l'avevano con i lavoratori o la povera gente, ma che volevano prendere i soldi lì dove c'erano e dove il capitale li accumulava.

Il giorno dopo il fatto venne riportato da tutti i giornali che parlarono di rapinatori galantuomini.


Nell'angolo buio dove erano rimasti Alessandra ed il ragazzo, appare il bagliore della fiamma di un accendino.

Poi man mano una penombra delinea i corpi dei due ragazzi seduti sul letto.


Alessandra

Vuoi una sigaretta?

Stefano il giovane

No grazie, preferisco le mie.

Alessandra

Ma cos'hai, perché sei così nervoso?

Stefano il giovane

Aspettavo una telefonata. Due ore fa.

Alessandra

Beh, che c'è? Se lo saranno scordato!

Stefano il giovane

Non potevano... Dovevano chiamare.

Alessandra

Ah... Ma vedrai che non è successo niente.

Stefano il giovane

Sapevano che li stavo aspettando...

Alessandra

Anche l'altra volta ti sei preoccupato per niente...

Il ragazzo si alza dal letto si comincia a vestire:

Stefano il giovane

Max è sempre stato molto preciso.

E' meglio che vada!

Alessandra

Dove?

Stefano il giovane

Forse sono andati direttamente da Kino...

Alessandra

Che faccio, ti aspetto qui?

Stefano il giovane

No.

Alessandra

Speravo di restare con te, stanotte...

Stefano il giovane

Un'altra volta. Appena so qualcosa ti chiamo...

Alessandra spegne con rabbia la sigaretta e dice tra sé:

Alessandra

Non abbiamo mai un momento per noi...

Il ragazzo va al bagno. E mentre Alessandra comincia a rivestirsi, il vecchio commenta:.

Stefano il vecchio

Non c'era differenza tra pubblico e privato. La vita era manifestare, scendere in piazza, occupare fabbriche, difendersi dalla polizia, armarsi per il comunismo. La famiglia era per noi morta, al suo posto c'era il movimento...

Improvvisamente il telefono squilla. E mentre Alessandra va via, Stefano il giovane rientra subito dal bagno e si precipita verso il telefono:

Stefano il giovane

Max...

Stefano il vecchio

Non è Max!

Il ragazzo afferra comunque la cornetta e risponde:

Stefano il giovane

Chi parla? Certo che sono Stefano...

Stefano il vecchio

Forse sono io lo Stefano che cercano.

Il vecchio prende il telefono e, prima di rispondere, dice al giovane:

Non è successo niente a Max. Puoi controllare...

Indica lo schermo del computer e risponde al telefono:

Stefano il vecchio

Pronto! Ueh Paolo come stai? Come?!... Vai di fretta?... Beh, come al solito..

Ah, devi finire un articolo... Era proprio di questo che volevo parlarti, hai visto che casino a New York, io sono rimasto a bocca aperta... questa è pura follia!

Sei d'accordo?... Beh, comunque ne parliamo un'altra volta... Ora ti saluto... no, nessuna novità, a parte questo, sai qui non cambia mai niente.

Come?... ti han tolto tutti i denti?... Ah no?!... quelli di sotto te li hanno lasciati... beh, meno male, almeno quelli... E per il resto?... i dolori? Pa' non ci pensare tu c'hai una salute di ferro, è tutto una somatizzazione...

Sì ci vediamo presto. Ciao... ciao!

Stefano il giovane

Era Paolo?, l'ex uomo di Christina?

Cenno di assenso del 'vecchio'

Non eravamo diventati proprio degli amici!

Stefano il vecchio

Durante il periodo in cui sono stato in Francia, ci siamo frequentati di più. La solidarietà vince le piccole divergenze e le supera.

Stefano il giovane

In Francia?

Stefano il vecchio

Beh, sì, presto dovrai...

Stefano il giovane

Non lo voglio sapere. Non adesso.

Il ragazzo attraversa la "linea di confine", va verso l'angolo cottura e comincia a cercare qualcosa nei posti più impensati

Stefano il vecchio

Sei preoccupato?

Stefano il giovane

Se sai tutto, saprai anche questo.

Il giovane si sposta verso la cucina, trova un pacchetto di sigarette e se ne accende una.

Stefano il vecchio

E' il rapimento del direttore del carcere a metterti in questo stato, vero?!

Il vecchio sparisce nell'ombra, e solo il giovane resta illuminato

Stefano il giovane

Ieri sono andato a fare un sopralluogo a Bologna. Bisogna aspettarlo la mattina quando esce di casa.

Il vecchio ricompare in piedi, nella cucina, dove raggiunge il giovane.

Stefano il giovane

Pensiamo di portarlo immediatamente fuori zona in modo da non dare tempo alla polizia di organizzarsi. Lo porteremo in una cascina vicino Firenze, e faremo un solo cambio di vettura. Lo mettiamo prima in un camioncino e poi lo sposteremo in una macchina, appena fuori la città.

Il vecchio prende una sigaretta dal pacchetto del giovane.

Stefano il vecchio

Non mi sembri molto convinto!

Stefano il giovane

No, no!... L'azione è organizzata bene, sono gli altri compagni che non mi convincono.

Ormai c'è la fissa di "alzare il tiro" e non sai la fatica che ho fatto per fare di quest'azione un sequestro e non un omicidio. Come se il fatto di ammazzarlo avesse molto più valore...

Stefano il vecchio

Mi fai accendere?

Il giovane gli passa un accendino che è lì sulla tavola

Stefano il giovane

Ma ci deve pur essere un limite nella nostra azione armata.

Abbiamo accettato come inevitabile, come necessario l'uso della violenza, ma non ci possiamo sentire in diritto di fare tutto quello che ci passa per la testa,... sentirci padroni della vita altrui.

Stefano il vecchio

... La rivoluzione non è un pranzo di gala... Con questa formuletta si giustifica tutto.

Il vecchio scompare di nuovo nella penombra

Stefano il giovane

Certe volte mi chiedo addirittura se facciamo bene ad agire per conto di persone che non te lo hanno nemmeno chiesto.

Si rischia la vita propria e quella degli altri per ragioni che ormai sfuggono, per una causa data per scontata, scritta una volta per tutte e non per qualcosa di vivo da mettere in discussione ogni giorno.

Non si parla più che di rapine, azioni e di come farle.

Il giovane, dopo una breve pausa, raggiunge il vecchio, di nuovo davanti al computer sulla sua sedia a rotelle, e lo aggredisce.

Stefano il giovane

Ma che cosa mi stai facendo dire? Io non ho mai parlato così...

Stefano il vecchio

Forse lo pensavi...

Stefano il giovane

No! Sei tu che adesso la pensi così! Devi smetterla di modellarmi come vuoi tu. Io non sono un agnellino.

Stefano il vecchio

Vorresti dire che non hai dubbi?

Stefano il giovane

Certo, che ne ho, ma so anche molto bene quello che sto facendo. Mentre tu mi vuoi far apparire come un poveraccio che si è trovato a fare la lotta armata così, per caso, vittima della situazione...

Stefano il vecchio

Guarda che se sto mettendo in evidenza quelle inquietudini e quelle domande che preferivi non farti, è perché cerco soltanto di capire...

Stefano il giovane

Capire cosa?

Stefano il vecchio

La tua reazione dopo.

Stefano il giovane

Dopo che?

Stefano il vecchio

Ma insomma, vuoi vivere la tua vita o preferisci che te la racconti?

Stefano il giovane

Certo, che voglio viverla! Basta che poi non me la riscrivi a tuo uso e consumo... a futura memoria! O hai qualcosa in contrario anche sul sequestro Cerrati?

Stefano il vecchio

Se non hai qualcosa in contrario tu...

Stefano il giovane

Se scegli la strada della violenza, devi poter considerare errori di percorso... sono inevitabili...

Stefano il vecchio

Raccontatela così, non fa una grinza... Ma poi...

Stefano il giovane

Lo sai che tu mi inizi a stare veramente sul cazzo? Poi cosa?

Stefano il vecchio

Poi tanto toccherà a me.

Stefano il vecchio

A fare cosa?

Stefano il vecchio

Perdonarti... perdonarmi! E non so nemmeno se ci sono ancora riuscito del tutto! Ma almeno ho cominciato. In fondo ognuno agisce seguendo il proprio karma... forse dovevamo dare la morte per poter capire la vita

Alessandra torna e, pian piano, parlando, in modo stentoreo e asettico, come in una telecronaca, raggiunge il proscenio, a sinistra. Anche il ragazzo si metterà in primo piano dalla parte opposta, e risponde come se stesse parlando a sé stesso, rivivendo la storia raccontata da Alessandra. La scrivania, con il vecchio, piomba nell'oscurità.

Alessandra

Erano le 8 e 30 e il direttore del carcere sarebbe uscito a momenti, puntuale, come sempre. Intorno alla palazzina, travestiti in vario modo, c'erano quasi tutti. Claudio e Paolo, in tuta verde e guanti gialli, erano appostati vicino ad un camioncino pronti a ricevere il direttore; Max si trovava in un'auto col motore acceso, assieme ad una compagna di Bologna; Stefano e Christina, non lontano, erano appoggiati ad una colonna e continuavano a recitare la parte dei fidanzatini. Probabilmente si sbaciucchiavano, ma su questo tutti hanno preferito sorvolare.

Ad un tratto, più o meno dopo dieci minuti, Stefano ha visto scattare il cancello della palazzina.

(al giovane)

Hai avuto paura?

Stefano il giovane

No. Solo il cuore ha avuto un sussulto.

Alessandra

Il direttore è uscito ed è arrivato alla sua macchina, senza accorgersi di nulla.

Non so cosa abbia pensato Stefano in quel momento, ma forse non ha pensato niente.

Stefano il giovane

No. Niente.

Alessandra

Claudio è scattato subito, ha preso il direttore per un braccio, gli ha piantato la pistola in faccia e gli ha detto di seguirlo. A quel punto è intervenuto Stefano per prenderlo alle spalle, mentre Christina si guardava intorno per controllare che tutto filasse liscio.

Ma in quel momento, dal balcone della palazzina, si è affacciata la moglie del direttore che, appena ha capito cosa succedeva, ha cominciato a strillare come una pazza.

Stefano il giovane

E' a quel punto che è cominciato il casino.

Alessandra

Il direttore, sentendo le urla della moglie, si è messo a fare resistenza, si è liberato da Claudio e si è buttato per terra. Ha infilato la mano all'ascella e stava per estrarre la pistola, quando Claudio l'ha preceduto: gli ha puntato l'arma e ha premuto il grilletto.

Ma il silenziatore si è inceppato e il colpo è rimasto bloccato in canna.

Stefano il giovane

Avremmo dovuto disarmare il direttore, metterlo nell'impossibilità di reagire.

Alessandra

Stefano, con la sua 357 magnum in mano, guardava immobile la scena. Il direttore era riuscito a tirare fuori la pistola di ordinanza e la stava puntando verso Claudio.

Una successione di immagini si accavallava.

Gli occhi di Claudio erano puntati su di lui e lo guardavano tra l'incredulo e l'interrogativo. Doveva intervenire subito, altrimenti...

Stefano il giovane

... ho sparato. Non avevo altra scelta.

Alessandra

Il colpo lo aveva preso ad una gamba. Si è raggomitolato su se stesso, emettendo una specie di guaito.

Ma Stefano ha sparato di nuovo, come un automa e questa volta al petto.

Il corpo ha avuto un sussulto.

Poi ha tirato ancora, una terza volta, ed il corpo devastato dalle pallottole, è crollato indietro, inanimato.

Stefano il giovane

Mi sono sentito svuotato, come una macchina senz'anima..

Alessandra

C'è stato un attimo di smarrimento, in cui tutto sembrava fermo e silenzioso. Solo le grida della moglie del direttore, continuavano ad arrivare dal balcone.

Stefano il giovane

Mi trivellavano le orecchie. Prima di andare via, mi sono girato verso di lei e le ho puntato contro la pistola col braccio teso. Non so perché non ho fatto fuoco.

Alessandra

In una frazione di secondo sono scappati tutti e sono saliti sul furgone.

Stefano il giovane

E' rimasto solo il direttore, per terra, in una posa ridicola.

Alessandra

Quando mi hanno raccontato tutto questo, non ho pianto. Mi sentivo come Stefano. Estraniata. Come se quella cosa l'avesse fatta qualcun altro. Non lui, non il ragazzo con cui ero stata in Jugoslavia, con cui litigavo per un ritardo, con cui mangiavo, dormivo. Che amavo. No. Non avrei mai potuto accettare la verità di quel racconto.

Stefano il giovane

Alessandra deve restare fuori da queste cose.

Alessandra

Ma io lo so, lo so, perché lo conosco.

Non avrebbe mai potuto togliersi dalle orecchie il gemito del direttore colpito alle gambe e poi al petto.

Non avrebbe mai dimenticato l'immagine di sé che, faceva fuoco per tre volte.

Una pervicacia allucinata, una voglia di uccidere erano affiorate e gli avevano dato la capacità di agire con tanta sicurezza.

So tutto, anche se non mi ha mai voluto dirmi niente.

Alessandra, in silenzio, va verso il fondo, mentre la luce torna sul vecchio, che interviene:

Stefano il vecchio

L'azione di Bologna è stata come un terremoto nella mia testa. Da allora ogni cosa ha cominciato a vacillare.

Stefano il giovane

E' come se non mi fidassi più di me stesso.

Stefano il vecchio

Hai ucciso un uomo.

Stefano il giovane

Non avevo scelta.

Stefano il vecchio

Il problema non è questo.

Stefano il giovane

E' vero, non è questo.

Stefano il vecchio

E' il terzo colpo che non riesci a perdonarti.

Stefano il giovane

Perché ho sparato se era già morto? Che bisogno c'era? Sembrava dovessi portare a termine, nel miglior modo possibile, un'opera cominciata. Non mi potevo fermare. Una volontà più forte di me mi guidava e mi imponeva di andare fino in fondo e... anche oltre.

Stefano il vecchio

Proprio questo è il punto: 'oltre', ma dove?

Stefano il giovane

Lontano da me.

Stefano il vecchio

Quel terzo colpo, è la prova che in quel momento, aveva agito in te qualcosa di più, della sola necessità di salvare un compagno. E non era stato solo il militante al servizio di una causa che ti superava, ci avevi messo qualcosa di tuo e quel qualcosa ti faceva paura.

Stefano il giovane

Ho deciso di lasciare il gruppo.

Il ragazzo va verso il fondo e dal fondo riemerge Alessandra, che incrociandolo, gli dice:

Alessandra

Mi ha colpito molto quello che è successo a Bologna.

Stefano il giovane

Io non ti ho mai raccontato niente.

Alessandra

Avresti dovuto farlo.

Stefano il giovane

Beh, comunque adesso lo sai.

Alessandra

Perché hai questo tono antipatico?

Stefano il giovane

Perché sono antipatico!

Alessandra fa per andarsene. Il ragazzo la trattiene per un braccio

Stefano il giovane

Dove vai?

Alessandra

Non voglio stare con una persona che mi sta buttando fuori dalla sua vita.

Stefano il giovane

Sei tu che ne stai uscendo. Ti stai allontanando sempre di più.

Alessandra

Mi cacci via coi tuoi silenzi.

Stefano il giovane

Perché non sopporto la tua vita lontano da me, non sopporto che lavori in un'altra città, non sopporto tutte le volte che devi prendere il treno, non sopporto la faccia di merda del tuo capoufficio...

Alessandra

... Se non l'hai mai visto...

Stefano il giovane

Ce l'avrà sicuramente... e non sopporto le tue serate sotto casa con i ragazzi della libreria, i tuoi genitori, la tua amicizia con Claudio...

Alessandra

Claudio è anche amico tuo.

Stefano il giovane

Ma non nello stesso modo.

Alessandra

Lo sai, che io sto con te.

Stefano il giovane

Stai anche con me. Ma non mi basta.

Alessandra

Senti, Stefano, io faccio una vita di merda, che non mi piace, poi a Como, pensa che allegria! Ma ormai è la mia vita e devo vivermela fino in fondo, da sola. Sei tu, per primo, che hai voluto così. Non hai detto mai una parola per fermarmi.

Stefano il giovane

Non pensavo che sarei arrivato ad amarti tanto, ad aver tanto bisogno di te, ad avere un desiderio così forte di possesso.

Alessandra

E questo ti fa paura?

Stefano il giovane

Certo, perché è tutto quello che ho sempre combattuto. E invece, se potessi, ti chiuderei a chiave in casa e non ti farei più nemmeno respirare senza di me.

Alessandra

Ma è possibile che devi sempre esasperare tutto? Non riesci a viverti la vita per quella che è? Non siamo in un romanzo di Dostojevski.

I sentimenti non devono essere per forza portati agli estremi. Non riesci ad essere più leggero nei tuoi pensieri?

Stefano il giovane

Ma di cosa parli, di quale leggerezza stai parlando? Come se le emozioni potessero essere governate. Io non riesco nemmeno più a fare l'amore con una donna che non sia tu! Mi hai invaso il cervello, il corpo, tutte le mie cellule. Che cosa posso farci!?

Alessandra lo guarda, per un attimo, negli occhi, sorpresa da quella confessione. Potrebbe restare, invece...

Alessandra

E' tardissimo, devo andare!

Stefano il giovane

Quando ci rivediamo?

Alessandra

Non lo so. Sono stanca. A volte penso che sia meglio se ognuno riprendesse la sua strada.

Stefano il giovane

Lo vedi che vuoi lasciarmi?

Alessandra

No. Io non voglio perderti. Vorrei tanto che tutto fosse come all'inizio, ma so che non è più possibile. Tutto è diventato complicato, ci sopportiamo a malapena, sappiamo già tutto l'uno dell'altra, appena cominciamo a parlare di qualcosa, di qualsiasi cosa, tu dici subito: "Va bene, ho capito!" e tronchi il discorso.

Se c'è un momento di tenerezza tra noi, tu lo distruggi. Quando dimentico i problemi tra di noi, tu li fai riuscire fuori, ce li rimetti in mezzo di proposito... diventi polemico, aggressivo, sembra quasi che lo fai apposta...

Stefano il giovane

Senti Alessandra...

Alessandra

E' tardi. Ho il treno fra venti minuti. Ci vediamo la prossima settimana. Non credo che prima sarà possibile.

Alessandra mette un impermeabile, afferra una borsa, mentre Stefano, la segue con lo sguardo.

Stefano il vecchio

(leggendo)

Avrebbe voluto trattenerla, ma non ce la faceva

Stefano il giovane

La guardavo andare via, con suoi i pensieri rivolti altrove: a quel suo treno di merda, che forse stava perdendo.

Ma anche se l'avesse perso, quella notte non sarebbe certo tornata da me.

Stefano il vecchio

Alessandra lo lasciava da solo, con una sensazione di vuoto, una voragine che sembrava gli si allargasse nel petto a svuotargli le viscere.

Un vuoto che lei non voleva o forse non avrebbe mai potuto colmare.


Stefano il giovane

Da quella volta non l'ho più rivista.

Stefano il vecchio

Lo so. Siediti. Bevi un goccio.

Stefano il giovane

Credo che si sia messa con Claudio. E' così?

Stefano il vecchio

Forse. Chi lo sa. Non me l'ha mai detto. D'altronde io non gliel'ho mai chiesto.

Stefano il giovane

Io credo di sì. E magari pure con qualcun altro...

Stefano il vecchio

Meglio Claudio, no? Almeno è un amico.

Stefano il giovane

Bravo! Dici così perché ora non te ne frega più niente di lei. E ti sarai anche un po' rincoglionito.

Stefano il vecchio

Non te la prendere e bevi. Se Alessandra si è messa con Claudio è perché era inevitabile che cercasse di riversare su di lui tutto quell'amore che tra di voi stava svanendo. Magari per lei quello era l'unico modo per continuare a starti vicino.

Stefano il giovane

Bella teoria, complimenti!

Ma d'altronde non posso pretendere che tu sia ancora innamorato di lei. Io non credo nell'amore eterno.

Stefano il vecchio

Io sì. Perché ancora ci penso.

Alza il bicchiere:

Ad Alessandra.

Il telefono squilla. Stefano il vecchio risponde,

Stefano il vecchio

Ue'h, Anto'...'nata vota mo'? Te l'ho detto, adesso no, domani! C'ho da fare... Ma a te che te ne frega! (attacca)

Madonna quanto è azzeccoso!

Si guarda intorno: il ragazzo non c'è più, è scomparso nel buio durante la telefonata. Beve il bicchiere di vino e guarda lo schermo del computer:

Stefano il vecchio

C'è un e-mail... non me ne ero accorto...

Apre l'e-mail che mostra una vignetta o un mini-clip satirico di attualità politica. Sorride, chiude il documento e ricomincia a leggere sul computer:

Stefano il vecchio

Il gruppo si era dissolto

Braccati dall'antiterrorismo, si erano dispersi in una disordinata diaspora.

Anche Claudio era stato arrestato.

Se pur tra mille gelosie, Stefano era molto legato a lui, e in quell'arresto trovava il segno della fine inesorabile e definitiva della loro avventura.

Tutti coloro che avevano messo in gioco le loro vite per puntare su qualcosa di migliore, qualcosa che le riempisse di senso e di valore, non potevano più sognare isole liberate, centri di contropotere, di resistenza, di vita diversa...

Solo Max continuava a fare rapine per, come diceva lui, migliorare la qualità della sua vita personale, visto che non si era riusciti a cambiare quella dell'umanità intera.


Stefano il giovane torna in scena e si avvicina di nuovo al vecchio:

Stefano il giovane

Hanno preso Claudio.?

Stefano il vecchio

Sì.

Stefano il giovane

Era a casa di Rossana, un luogo insospettabile. Ormai arrivavano dappertutto.

Stefano il vecchio

Siediti, finisciti quel vino.

Stefano il giovane

L'ho visto stamattina in una macchina civetta della polizia.

Forse lo stavano trasferendo dal commissariato al carcere di S. Vittore.

Io ero alla fermata del tram per andare a scuola, lui ha girato la testa e mi ha visto. Mi ha guardato con un'aria triste, non da lui, e ha sollevato le sopracciglia come per dire: "che ci vuoi fare!".

Stefano il vecchio

In quel momento non ci si poteva più fidare di nessuno.

Stefano il giovane

Non mi meraviglierei se fosse stato qualcuno molto vicino a noi. Magari sono proprio quelli che più hanno voluto la lotta armata che per non andare in galera, si stanno vendendo anche la madre.

Stefano il vecchio

Quando non sai più perché rischi la pelle e non vedi più prospettive a quello che fai, diventi vulnerabile, e la galera non è più sopportabile.

Stefano il giovane

Io l'ho sopportata. Per due mesi, ma ho tenuto fino alla fine. Non ho mai parlato.

Stefano il vecchio

Era diverso. Era prima del 7 aprile. Ti sentivi ancora sostenuto dal movimento. Era prima che tutti quei personaggi finissero in galera, figure che sembravano intoccabili. E poi in galera ci sei stato solo due mesi...

Stefano il giovane

Solo? Ma lo sai bene che sono proprio i primi mesi che ti fanno più male...

Stefano il vecchio

È vero,... lo choc iniziale, la paura di quello che ti potrà capitare, l'isolamento in cui ti tengono i primi giorni...

Le luci cambiano e si concentrano sul giovane. L'ombra delle sbarre si proietta sul pavimento, mentre il vecchio continua a contrappuntare il suo racconto leggendo sull'ordinatore illuminato solo dalla luce dello schermo.

Stefano il giovane

La prima settimana del mio arresto l'ho passata senza vedere nessuno, perfino all'aria ci vado scortato da tre guardie, in un cubicolo di dieci metri quadri. Il sole mi arriva filtrato dalla grata che mi sta sulla testa. E per sicurezza, nei cunicoli vicini, non c'è nessun altro a passeggio con me.

Stefano il vecchio

Lo avevano preso in una retata. Era il 4 febbraio del '79.

Stefano il giovane

Non so quanto ci dovrò restare qui dentro. Forse un tempo lunghissimo, forse la vita che mi resta.

Stefano il vecchio

Si sono presentati in assetto di guerra, più di cento, un'operazione di polizia veramente esagerata, per trenta persone...

Stefano il giovane

E' quest'incertezza, questa solitudine che mi fanno paura, molto più della violenza, che respiri, ogni giorno con la minaccia perenne dei pestaggi.

Stefano il vecchio

Ancora una volta Stefano provava lo stesso sentimento che gli aveva lasciato la partenza di Alessandra.

Era una sensazione di vuoto che lo metteva nel panico. Una paura d'origini lontane, che non aveva mai saputo sconfiggere, lo accompagnava come una maledizione ineluttabile.

Stefano il giovane

Per fortuna nella cella accanto alla mia c'è un pastore sardo sospettato di un sequestro di persona: ce ne sono parecchi, di questi tempi.

E' stato lui che mi ha parlato per primo attraverso i tubi del lavandino, è stato lui che mi ha passato attraverso le sbarre delle finestre, il mio primo caffè, dopo giorni.

E' riuscito a sciogliermi il nodo che mi stringeva la gola e a stento mi permetteva di parlare.

Così mi sono adattato a questa vita precaria, eternamente oggetto dell'arbitrio altrui.

Il ragazzo si va a sedere sul letto, in fondo alla scena, affranto.

Si riaccendono le luci sul vecchio che riflette:


Stefano il vecchio

E' vero... Piano piano ti abitui a tutto. Purtroppo o per fortuna, ti accomodi ad un altro ritmo di vita, ad altri codici.

Ti abitui perfino alla malattia.

Senti solo un sottile, profondo malessere sotterraneo, ma poi la quotidianità ti fa andare avanti:. La semplice precisione con cui ripeti un gesto familiare, l'esattezza dell'unica cosa che ancora sei in grado di controllare, ti dà un immenso piacere.

Il vecchio fa una pausa. Poi prende una rubrica, cerca qualcosa, afferra il telefono, fa un numero: dall'altra parte si sente una voce femminile:

Voce femminile

Pronto?...Pronto... Ma chi è?...

Il vecchio attacca il telefono senza parlare. Dal fondo appare Alessandra.

Alessandra

A chi telefonavi?

Stefano il vecchio

A te.

Alessandra

Perché dopo tanto tempo?

Stefano il vecchio

Nostalgia.

Alessandra

E perché hai attaccato?

Stefano il vecchio

Non so!

Alessandra

In tutti questi anni non mi hai mai cercato.

Stefano il vecchio

Ti amavo troppo.

Alessandra

Per questo sei partito senza neanche dirmi niente!?

Stefano il vecchio

Volevo chiudere con il mio passato. Ma, come vedi, non ci sono riuscito. Sei sempre qui.

Alessandra

Non sei curioso di sapere come sono diventata, che faccio, se mi sono sposata? Se sono una ricca borghese, se ho dei figli, se sono felice?

Stefano il vecchio

Sì.

Alessandra

No, prima tu!

Stefano il vecchio

Lo vedi. Sono tornato a Napoli, dopo la malattia. Abito qui. Ho anche una pensione dello stato.

Alessandra

Non stavi bene a Parigi?

Stefano il vecchio

Non mi potevo curare come dicevo io. Volevo andare in America a vedere un medico cinese. Ma per avere il passaporto ho dovuto prima regolare i conti in Italia.

Alessandra

Sei tornato in galera?

Stefano il vecchio

Per un bel po'... ho dovuto farlo...

Alessandra

E poi ti sei curato?!

Stefano il vecchio

Ci ho provato, ma non ha funzionato: l'illusione è crollata e la malattia è rimasta.

Alessandra

E adesso come stai?

Stefano il vecchio

La malattia ha avuto il ruolo di rimettermi al centro di me stesso.

Prima mi sembrava di vivere proiettato verso l'esterno. La mia individualità era nulla, la collettività era tutto.

Ora mi trovo prigioniero di me stesso, non posso far a meno di vedere che il mio essere, la mia individualità ha dei limiti insuperabili che sono quelli del mio corpo fisico.

E nonostante gli sforzi che uno fa per vivere con gli altri e per gli altri, alla fine ti accorgi che resti solo con i tuoi problemi e nessuno può entrare in te per risolverteli.

La ricerca più importante per stare bene, o forse nemmeno, diciamo per risolvere il tuo problema con l'esistenza, la devi portare avanti da solo e cercarla innanzitutto dentro di te.

Alessandra

Ancora questa convinzione di poter fare tutto da solo, l'orgoglio di non chiedere mai niente a nessuno!

Stefano il vecchio

E' questa la realtà, siamo soli!

Alessandra

Peccato che questa malattia sembra volerti contraddire.

Stefano il vecchio

Che vuoi dire?

Alessandra

Ora non puoi più essere da solo, hai bisogno degli altri.

E' un modo per farsi amare e non essere abbandonato, il vecchio stratagemma di chi non ha fiducia nella sua normalità.

Hai sempre voluto essere straordinario pensando che quello che eri non bastasse. Ma era solo a te, che non bastava.

Stefano il vecchio

Forse hai ragione, ma non si tratta solo di questo. La mia è la ricerca di una conoscenza profonda di sé, difficile da raggiungere davvero.

Solo così puoi stare innanzitutto meglio con te stesso, e dare di più agli altri: magari senza passioni, ma sicuramente con più certezza e maggior solidità.

Alessandra

Quando ho saputo che eri fuggito per Parigi sono stata malissimo. Non avevi sentito neanche il bisogno di avvertirmi. Mi sono sentita tradita, abbandonata, rifiutata:.

Stefano il vecchio

Mi dispiace, ma ero ancora troppo orgoglioso per venirti a cercare. Fosse stato ora, avrei agito diversamente, non ti avrei causato tanto dolore.

Il vecchio le tende la mano, con affetto. Alessandra gliela stringe e si accuccia davanti a lui:

Alessandra

Davvero?

Stefano il vecchio

Ora sì, ma allora non sarei mai venuto da te a dirti: sono in pericolo, aiutami a scappare.

Alessandra

E invece, proprio in quel momento, avrei tanto voluto sentire che avevi bisogno di me, che volevi vivere con me questo nuovo capitolo della tua vita.

Stefano il vecchio

Non volevo coinvolgerti in storie che non erano tue. Tanto meno nel momento di maggior difficoltà.

Alessandra

Mi hai sempre voluto proteggere dai pericoli senza mai chiedermi nulla, come fossi una porcellana da non rovinare, e non pensavi che, pur di stare con te, quei pericoli avrei voluto correrli?

Stefano il vecchio

Non c'era il tempo di parlare. Tutto stava precipitando E poi, lo sai, il dovere di un rivoluzionario è innanzitutto di non farsi prendere dal nemico. Nel giro di due giorni ho mollato tutto, casa, lavoro, ho voltato le spalle definitivamente anche a te, almeno così credevo. Invece, mille chilometri ci separavano, ma non ti ho più scordato.

Alessandra si rialza e assume di nuovo un tono più polemico e amareggiato.

Alessandra

E così, finalmente, sono diventata quella che tu avresti voluto che fossi. Una donna perfetta, fatta dei soli ricordi migliori. Un'icona, un'immagine irreale che con la realtà non c'entra niente.

La donna che hai amato o che ami ancora, non esiste, e forse non è mai esistita. Io sono viva e piena di contraddizioni. Tu hai preferito immaginarmi, piuttosto che avermi al tuo fianco.

Stefano il vecchio

Senti... lasciamo perdere,... adesso devo andare nel bagno, mi accompagni?

Alessandra

Dov'è?

Stefano il vecchio

Da quella parte.

Alessandra va per spingere la sedia a rotelle, ma il vecchio le afferra un braccio.

Alessandra

Che altro ti serve?

Stefano il vecchio

Ti ricordi ancora di me?

Alessandra

No. Ma ti continuo a sognare.

Alessandra spinge la carrozzella verso il bagno. Apre la porta, ma prima di entrare, con tono scherzoso il vecchio chiede:

Stefano il vecchio

Eheee... ci sei stata con Claudio o no?

Alessandra

(stando alla scherzo, sorridente)

Bah... chi lo sa!...

Stefano il vecchio

E com'è a letto?

Alessandra

Ma va a cagare, va...

Alessandra e il vecchio entrano nel bagno. Appena si chiude la porta, la voce di Antonio arriva dal cortile:

Voce Antonio

Stefano!... Io domani tengo che fa, non posso venire... La cosa te la metto rint'o' panaro. Acala...

Stefano il giovane si alza dal letto, dove era rimasto seduto al buio e si avvicina alla finestra. Si affaccia e guarda verso il basso

Voce Antonio

Ste', acala, ti ho detto...

Il ragazzo cala la cesta.

Voce Antonio

Ecco qua. Ti ci ho messo anche un poco di peperoni che ha appena fatto mammà. Appena posso te vengo a truvà. Ce verimmo, statte buono...

Il ragazzo ritira su la cesta. Prende il contenuto: un pacchettino avvolto nella stagnola. Lo annusa. Poi, innervosito, la appoggia sulla scrivania. Sulla scrivania vede un giornale che attira la sua attenzione. Lo afferra e legge il titolo.

Stefano il giovane

Adesso 'sto stronzo rilascia pure le interviste. E dire che non ho mai voluto neanche dare un nome al mio gruppo per non darci in pasto alla stampa. Leggerci sui giornali per vedere quanto rumore avevano fatto le nostre azioni era una vanità che non ho mai sopportato.

E poi, meno si era conosciuti, meglio era. Ma a quanto pare non è più così...

Il vecchio riesce dal bagno e vede il ragazzo:

Stefano il vecchio

Ah, sei tornato...

Il ragazzo sventola il pacchetto argentato e il giornale

Stefano il giovane

Che cos'è questo!... E questo!

Stefano il vecchio

Innanzitutto, non cominciare ad incazzarti. Andiamo con ordine e beviamoci un altro po' di vino.

Stefano il giovane

Non berrai un po' troppo, nel tuo stato?

Stefano il vecchio

Lo so che mi fa male, ma bevo solo quando scrivo, mi aiuta a pensare...

Stefano il giovane

Adesso hai bisogno dell'alcol per pensare?!

Stefano il vecchio

E quanto si' scucciante! Fai sempre il moralista! Lo so, mi fa male, ma è buono. Ha un sapore che mi inebria, mi dà piacere, e inoltre mi dà la possibilità di parlare con te. Non sempre facciamo le cose perché bisogna farle, ma qualche volta anche solo perché ci piace farle. Lo capisci?

Stefano il giovane

E' questa la maturità che hai aggiunto?

Stefano il vecchio

Sì, perché ho finalmente imparato ad accettare le contraddizioni. E' inutile cercare la perfezione in tutto quello che fai. E' impossibile. Meglio fare un bilancio tra ciò che c'è di positivo e negativo e scegliere il minore dei mali.

Stefano il giovane

Bravo, e con questo puoi giustificare tutto. Anche fumare quella roba.

Stefano il vecchio

Questa? E' una terapia..

Stefano il giovane

Non dire stronzate.

Stefano il vecchio

Ti assicuro. Finalmente una medicina con effetti collaterali migliori della cura. Indicato contro la sclerosi e l'epilessia.

Stefano il giovane

Vuoi dire che adesso l'hanno legalizzata?

Stefano il vecchio

Certo che no. Crollerebbero i prezzi!

Stefano il giovane

E questo? (legge il titolo del giornale) "Dichiarazioni di un ex terrorista"

Il vecchio comincia a prepararsi una canna

Stefano il vecchio

Eh, lo so, i giornalisti puntano sempre al sensazionale. "Ex terrorista!"

Ho cercato di spiegargli che il terrorismo è un'altra cosa, è sinonimo di strage, è colpire indiscriminatamente nel mucchio.

Noi, invece, facevamo la lotta armata. I nostri obiettivi erano ben individuati, erano i centri del potere, non i poveri disgraziati, la gente comune.

Ormai, l'hai capito, non farei più le stesse scelte, ma non si può dire con l'etichetta del "terrorismo" che tutto è la stessa cosa. Loro invece fanno una confusione...

Stefano il giovane

Diciamo che anche tu sei entrato a far parte dello spettacolo, nel gioco dei mass-media. Ti sei messo in vetrina, ti sei rifardito...

Stefano il vecchio

Ma che rifardito...

Stefano il giovane

Allora che mondo è, il tuo adesso?

Stefano il vecchio

Perché lo vuoi sapere?

Stefano il giovane

Voglio sapere se ormai credi che sia stato tutto inutile.

Stefano il vecchio

Inutile non credo. Quel periodo, con o senza di noi, ha creato una base di coscienza solida che ormai fa parte del DNA di tutti, compresi i giovani. E, nonostante gli sforzi per tenerla sommersa, appena può, quella coscienza viene a galla come un salvagente.

Stefano il giovane

E tu? Cosa fai per tutto questo?

Stefano il vecchio

Se qualcosa posso ancora fare, sarà per contribuire a diminuire l'entropia del pianeta, il disordine del mondo. Ma prima mi devo liberare di te.

Stefano il giovane

Ancora! Ancora quest'idea balorda! Non sono la causa delle tua malattia! Mi vuoi cancellare? Vuoi modificare tutto quello che è successo?

Stefano il vecchio

No. Al contrario. La rimozione può solo coltivare un tumore.

Stefano il giovane

Ma non puoi semplicemente pensare, come fanno tutti, che ci sia una causa esterna, che so un virus, che insomma sia una disgrazia che ti è capitata?

Stefano il vecchio

Alle disgrazie non ci credo. Le malattie, tutte, sono sempre la risposta che tu dai a delle aggressioni esterne, ma il tipo di risposta dipende dalla tua maggiore o minore solidità.

I virus, ad esempio, sono sempre lì nell'aria, e aspettano solo il momento buono per attaccarti. Può non succedere mai, o può succedere che, all'improvviso, il tuo sistema immunitario smetta di funzionare.

Il cervello ha un potere straordinario sul resto del corpo, è lui che decide, e quando ti ammali, dentro, le risposte possono essere tante: il cancro, la follia.

A me sono stati i nervi, che ritenevo tanto saldi, a cedere per primi.

Questa malattia mi appartiene, ne capisco le ragioni, ne vedo con chiarezza le origini.

Stefano il giovane

Smettila con questa storia, non è colpa mia!

Tutte le tue teorie del cazzo, le tue riletture, le tue accuse assurde e sempre con quest' aria da saccente, di quello che sa tutto, che analizza tutto,... ma chi ti credi di essere?

Stefano il vecchio

Sono parte di te, anzi, sei tu che sei parte di me.

Stefano il giovane

Sì, ma per te sono la parte peggiore! Se penso che dovrò diventare così...

Stefano il vecchio

Guarda che io non sono cambiato così tanto, dentro di me ho ancora tutte le tue ragioni. Sento ancora le emozioni e i turbamenti del bambino che ero, ne provo le piccole grandi sofferenze.

Ma nella vita ci sono dei momenti in cui tutto cambia, come una soluzione che precipita o un liquido che cristallizza, l'acqua che diventa ghiaccio. E' un attimo, si raggiunge lo zero e tutto si solidifica, d'improvviso vedi i cristalli che si formano e ciò che era fluido e sfuggevole diventa solido e duro come la pietra.

A me è capitato quando è morta nostra madre.

Il ragazzo rimane turbato da quella notizia.

Stefano il giovane

La mamma? Quando è morta?

Stefano il vecchio

All'improvviso, nel giro di una notte. Era il settembre dell'81. Nostro padre era morto a gennaio e lei, fedele, l'ha seguito sette mesi dopo. In un attimo, se ne è andata via. Era nel suo stile, non le piaceva perder tempo.

Stefano il giovane

Porca miseria, lo dice sempre: "Me sceto co' core 'n'ganne ch' sbatte comm'a nu tamburo", e che prima o poi, uno di quegli attacchi...

La luce si spegne. Ritroviamo il vecchio, dopo qualche secondo, in piedi, in proscenio, illuminato da un fascio di luce bianca.

Stefano il vecchio

L'hanno parcheggiata su una barella, in una stanza di passaggio dell'ospedale. Alle due di notte ha suonato il telefono, e sono corso da lei.

Il via vai era incessante e mia sorella ed io la guardavamo soffocare, intontiti e increduli, mentre nell'altra stanza si sentivano le risate delle infermiere che scherzavano per chissà quale idiozia.

Poi ci pregarono di uscire. E andammo fuori ad aspettare.

Il vecchio va a sedersi su una sedia

Stefano il vecchio

Eppure solo il giorno prima eravamo a spasso per Milano.

Il giovane si avvicina e si siede accanto a lui

Stefano il giovane

Allora, alla fine, è venuta a trovarmi...

Stefano il vecchio

Abbiamo girato tutto il centro della città, fino a piazza Duomo. Era contenta come una bambina. Lo sai, non aveva mai lasciato Napoli, solo qualche gita nei dintorni: Ravello, Amalfi, Positano, Capri, giusto per distrarsi un po'. Ma lo diceva sempre: "T'aggia veni' a truva' a Milano. Primma ca moro, m'o vulesse leva' stu sfizio, a vulesse vere' 'a Madunnina".

Stefano il giovane

Dev'essere stata una festa per lei.

Stefano il vecchio

L'ho portata alla Galleria, al Castello Sforzesco, San Babila...

Stefano il giovane

E la Scala? Scommetto che l'ha delusa... Il San Carlo è più bello...

Stefano il vecchio

Poi, d'improvviso, tornando, mentre e camminavamo uno accanto all'altro, ho avuto una sensazione assurda e atroce. Una presenza, l'impressione netta che la morte ci avesse accarezzato le spalle come un colpo di vento. Non ho potuto fare a meno di girarmi, per vedere cosa fosse successo dietro di noi.. Ovviamente non c'era nulla e nessuno.

"Come fai, ho pensato, a vivere tirandoti dietro di continuo la morte?".

Lei camminava e sorrideva, chissà per quale pensiero. Mi sembrava irreale. L'ho presa per un braccio e ho cercato di sentire la vita che pulsava in lei.

Stefano il giovane

Smettila! Mi fai accapponare la pelle...

Stefano il vecchio

Un giovane medico, con la faccia contrita per l'occasione, ci venne a dire che ormai era finita.

Il fascio luminoso si spegne dopo un istante ritroviamo il vecchio seduto al suo posto, illuminato di nuovo normalmente.

Stefano il vecchio

Piansi tutte le lacrime che non avevo pianto nei miei trent'anni precedenti.

Con le lacrime sentivo fluire via le mie energie, l'infanzia, la giovinezza, la mia stessa vita che con mia madre finiva nella tomba.

Chi mi avrebbe potuto più raccontare di quando ero bambino.

Ho avuto l'impressione che tutto finisse in quel momento

Allora quell'incrinatura che si era creata in me al mio arresto mi ha definitamene spezzato in due.

Il ragazzo si alza e si avvia, in fondo, per sedersi sul letto.

Le luci tornano su tutta la scena.


Stefano il giovane

Basta, non voglio sapere più niente.

Stefano il vecchio

La sua morte mi ha dato il colpo finale, ma sarei uno stupido se non capissi che la mia incapacità di reagire a un evento tutto sommato naturale, dipendeva da una frattura che si era prodotta in me tempo prima, da un senso di morte che mi stomacava e mi saliva alla gola come un cattivo odore.

Il ragazzo è sempre più disperato

Stefano il giovane

Smettila, per favore!

Stefano il vecchio

Erano due anni che tiravo avanti a fatica.

L'attivismo politico, era cessato dopo l'arresto.

Con i compagni del gruppo avevo già rotto dopo l'uccisione del direttore del carcere e non mi vedevo più con loro.

A Milano uscivo per strada e non sapevo chi avrei trovato.

Ormai ti contavi per vedere quelli che mancavano all'appello, che erano stati presi o, nel migliore dei casi, erano fuggiti.

Era cominciata la stagione dei 'pentiti', c'era un clima soffocante e Milano era diventata invivibile.

Come molti altri mi sono sempre più ripiegato su me stesso: la sensazione di disfacimento, continuava a perseguitarmi.

Stefano il giovane

Sei tu che mi stai perseguitando!!

Stefano il vecchio

Ho voluto a tutti costi vivere, fare ancora una volta come gli altri e così sono fuggito in Francia, sperando di poter ricominciare, ma il passato mi ha ripreso.

Il pensiero del suicidio mi ha assillato a lungo, finché ho deciso di non tormentarmi più, ma ho fatto di te un cadavere vivente, ti ho tolto ogni possibilità di avanzare nella vita, anche la capacità di camminare.

Stefano il giovane

Avresti fatto meglio ad ammazzarti, invece.

Stefano il vecchio

Un giorno, però mi sono svegliato, fuori c'era il sole e per la prima volta dopo anni ho sentito un po' di calore nell'anima. Allora, senza nemmeno pensarlo chiaramente, ho deciso che avrei cercato davvero di uscire da quella spirale di morte che mi avvolgeva.

Stefano il giovane

E come?

Stefano il vecchio

Ho cominciato a scrivere: per ritrovarmi, per cercarti. Ho capito dove hai sbagliato e quanto del tuo modo di essere deve cambiare...

Stefano il giovane

Ma io non voglio cambiare

Stefano il vecchio

Ci possiamo battere contro le ingiustizie, ma non combattere la vita come un'ingiustizia. Non possiamo eliminare il male dal mondo.

Se non ti ammorbidisci tu, la realtà si incaricherà di farlo.

Stefano il giovane

No. Non puoi convincermi di qualcosa che non ho vissuto e non posso sapere.

Io, piuttosto che sopravvivere in questo modo, trascinandomi dietro un corpo che non mi risponde più, preferisco uccidermi.

Il ragazzo si alza, con fatica.

Stefano il vecchio

La vita bisogna amarla non fuggirla.

La sofferenza può essere un'opportunità, un cammino da percorrere dal quale esci più leggero. Tutte le fesserie che ingombrano l'anima spariscono e della vita, se vuoi, puoi godere l'essenziale.

Stefano il giovane

Tanto prima o poi tutti dobbiamo morire e voglio essere ancora io a decidere quando.

Il ragazzo comincia a raccogliere tutte le sue cose dalla stanza: l'impermeabile, la sciarpa, un paio di libri, le sigarette... tutto quello che aveva seminato durante la storia.

Stefano il vecchio

Lo vedi, anche in questo ti senti ancora un Dio. Anche la morte vuoi dirigere tu.

Stefano il giovane

Io sono come sono.

Stefano il vecchio

Insomma ho parlato per niente?

Stefano il giovane

Ormai siamo troppo diversi, uno di noi due deve sparire.

E tocca a me.

Il vecchio fa fatica ad accettare quel finale:

Stefano il vecchio

Sei la mia storia, la mia vita.

Stefano il giovane

Sono solo il frutto della tua memoria.

Per qualche secondo si guardano, uno di fronte all'altro. Poi il vecchio, affaticato, si gira verso il computer, si sistema la cuffia del via-voice e comincia a dettare le ultime righe del libro, mentre il ragazzo si mette alle sue spalle

Stefano il vecchio

Stefano era stanco. Ricominciare tutto daccapo era spaventoso.

Aveva continuato a girare per casa passando dal letto al divano, dalla televisione al radio-registratore.


Il ragazzo si allontana e sparisce nel buio.

Si avvicinò alla finestra. Il cortile di casa sua gli sembrò più grigio e vuoto del solito. Era l'ora del tramonto e uno strano silenzio avvolgeva quella serata fredda d'autunno. Il silenzio era rotto solo dal canto degli uccelli che popolavano l'unico albero del cortile accanto alla sua finestra.

Ogni sera all'imbrunire cominciavano il loro canto di saluto al sole che spariva all'orizzonte dopo averli scaldati per tutta la giornata, e accompagnavano il loro canto con ampi volteggi nel cielo, a grande velocità e in gruppo seguendo una traiettoria ogni volta diversa eppure ogni volta uguale.

Correvano verso una meta in picchiata e bruscamente risalivano tutti insieme di scatto ubbidendo a un oscuro richiamo. Poi si incrociavano con uno stormo che veniva in senso opposto altrettanto fitto e compatto, tanto che lo scontro sembrava inevitabile, ma puntualmente i due stormi si attraversavano per poi separarsi in direzioni opposte prima di riprendere a volteggiare, a inseguirsi e ad incontrarsi di nuovo.

Era incantato da quella strana coreografia e li stava a guardare fino al loro ritorno sull'albero che avevano scelto per dimora.

A guardare quello spettacolo si era finalmente calmato e aveva smesso per un attimo di pensare ad Alessandra. Ritornò in sé e si ricordò d'un tratto che aveva qualcosa da fare lì vicino alla finestra.

La pistola la teneva nascosta in un buco dietro la persiana. La tirò fuori dalla plastica. Era ben oliata e sempre pronta all'uso, il caricatore già pieno. Bisognava solo inserirlo e mettere il colpo in canna. Tirò il carrello con un colpo deciso del palmo della mano sinistra, portò la pistola alla tempia e fece fuoco.


Uno sparo.

Poi il buio su tutta la scena.

Resta solo la luce del computer che illumina il viso stanco del vecchio.

Spegne il computer e, ormai esausto, appoggia la testa sul tavolo da lavoro e si addormenta.


Al buio, Il telefono squilla e attiva una lucetta rossa, intermittente: la spia della segreteria telefonica.

Si sente una

Voce di donna

Allo, mon amour... Tu dors?... Bon... Je voulais te dire que j'ai acheté une merveilleuse voiture pour venir te chercher à l'aereoport. Alors, on se voit dimanche.

Je t'embrasse partout.

Ciao, Je t'aime!