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Teoria   Antologia   Indice

Gruppo Gemeinwesen

Stefano Borselli • Giacomo Di Meo • Stefano Isola • Alberto Lofoco

Teoria minimale del processo d’astrazione: una diagnosi

 Versione prerilascio   0.4.5. (16 agosto 2025)

«Certezza: Adesione all’eternità»
Jacques Camatte (Glossario).
In memoriam.

Premessa 

Questo testo è un’esposizione, necessariamente incompleta — definita minimale anche perché evita arbitrarie spiegazioni di meccanismi e situazioni che si ignorano — di un processo che da millenni ci attraversa e di concetti già formulati — alcuni antichissimi, a testimonianza che il processo fu intuito e detto fin dall’inizio — che ritornano, per quanto sovente incompresi, confusi o deviati. Vi s’intende dare forma, coerenza e linguaggio esplicito a ciò che è altresì già stato chiaramente visto, scritto e detto da uomini che spesso hanno dedicato a tale riflessione l’intera vita: certe loro formulazioni vi sono state semplicemente incorporate, a riconoscimento e omaggio alla loro precisione. Alcuni nomi possono essere indicati: Lao Tze e Epicuro, maestri antichi; e tra i moderni, Karl Marx, Lewis Mumford, Martin Heidegger, Alfred Sohn-Rethel, Guy Debord, Ivan Illich, Jerry Mander, Jean Baudrillard, Jacques Camatte. Alcuni dei moderni hanno operato, pur nella produzione scritta, anche per quel processo che dichiaravano di combattere, ma nel quadro teorico contano i concetti, non altro, e per questo sono qui elencati. Altri non lo sono, pur avendo scritto parole decisive; ovvero non si sono espressi nei libri, ma nei gesti, nelle forme, nella maniera di vivere.

È una diagnosi, non un sistema: segue un filo genealogico — l’astrazione — che attraversa religione, Stato, capitale, tecnica; alcuni concetti compaiono prima di essere chiariti e vanno seguiti nel loro sviluppo. La Postilla finale non consola, ma, riconoscendo la gravità della diagnosi stessa, indica la strada — da sempre presente — dell’accettazione attiva.

Antologia 

 

0. Astrazione 

Sottrazione dell’esperienza umana alla realtà sensibile e relazionale, per trasformarla in qualcosa di separato, ripetibile, combinabile. L’astrazione trasforma il reale in concetto; riduce il vivente a funzione; sostituisce la realtà vissuta con rappresentazioni e simulacri. Fa di una brocca un mero contenitore — e dell’uomo un fantasma, un recipiente di tempo lineare e meccanico —; recide le connessioni sensoriali, affettive e territoriali, elude il godimento della presenza, trasferendolo in speranze sempre future (la redenzione, les lendemains qui chantent). Ma l’astrazione non è solo evanescenza: produce realtà concreta. Denaro, Stato, media sono astrazioni incarnate; agiscono sull’immaginario e sui corpi, imponendo un loro ordine.

Antologia Ludwig Feuerbach, Max Stirner, Karl Marx, Jacques Camatte, Jerry Mander, Ivan Illich, Gianni Collu

 

1. Sul sentiero del giorno. Fatti osservati 

Fenomenologia di un presente che contraddice la narrazione corrente: dalla miseria dei moderni alla perdita di creatività, dall'ansia generalizzata al rinchiudimento crescente: sintomi parlanti che una maggioranza non può o non vuole ascoltare.

Antologia 

1.1. Povertà degli antichi e ricchezza dei moderni o viceversa? Viceversa 

La narrazione corrente è ancora quella, controfattuale, storica: la povertà sarebbe quella arcaica, e la ricchezza quella moderna. Le risultanze antropologiche degli ultimi cinquant'anni mostrano il contrario. Le società antiche e primitive — ognuna diversa dall'altra e nessuna paradisiaca: priva di conflitti, potere, violenza è solo la caricatura ideologica del buon selvaggio — definite «povere», mani­fe­sta­vano un'economia dell'abbondanza: tempo libero, rapporti non mercificati, fiducia nella riproduzione spontanea della vita, intensa capacità inventiva. Nelle società moderne l'asserita opulenza è forma estrema di miseria: relazionale, di senso e di godimento, fondata su carenza programmata, competizione sistemica, produttività compulsiva e impossibilità di fermarsi.

Antologia Henry David Thoreau, Marshall Sahlins, Jean Baudrillard, Guy Debord, Juliet B. Schor , Jaime Semprun, David Graeber & David Wengrow

1.2. Evanescenza dell’Immediatezza e perdita del Semplice 

L'immediatezza, come contatto diretto con gli altri e la realtà sensibile, e il Semplice, come forma elementare dell'esperienza — crescere, imparare, fare per nutrirsi, generare —, risultano sempre più indeboliti. Le forme di esistenza precedenti — gratuite, spontanee, piene di senso — vengono disgregate e reinterpretate in logiche tecnico-produttive. I rapporti umani sono pianificati e venduti come esperienze; il divenire adulti, l'apprendere, il prendersi cura sono sottoposti a procedure competitive; l'intervento tecnico separa le persone dai propri atti riducendo il vissuto corporeo a errore da correggere. Il processo non semplifica: riduce. Il Semplice non è ciò che è piccolo, ma ciò che si dà nella sua pienezza immediata: una luce su un muro, il modo in cui si genera una vita o si muore. Quando i sensi si chiudono — per distrazione o saturazione — il Semplice appare uniforme. L'uniforme annoia. Coloro che provano noia non trovano altro che monotonia. Il Semplice svanisce. La sua forza tranquilla si esaurisce.

Antologia François-René Chateaubriand, Martin Heidegger, Jean Baudrillard, Ivan Illich, Jacques Camatte

1.3. Scomparsa della creatività 

Cardine dell’espressività umana, la capacità di creare, con le mani e con la lingua, si atrofizza gradualmente. Da sempre uomini e donne hanno vissuto nella creazione quotidiana, di gesti, di parole, di oggetti che davano un senso alla loro esistenza perché scaturivano dalla relazione immediata, pratica ed emotiva, con l’ambiente circostante e rispondevano alle esigenze vitali di tutti i giorni. Raccogliere bacche e costruire un cesto più capiente delle proprie mani, poterle trasportare in un altro luogo, poi pestarle e mangiarle, gesti semplici che davano senso e pienezza alla giornata. Con la divisione del lavoro si cominciano a delegare intere parti dell’esistenza ad alcuni membri della comunità che diventano specializzati in un campo, inevitabilmente chiudendosi ad altri. Con l’avvento delle macchine la spoliazione della creatività raggiunge il suo apice, e con la macchina definitiva, che supporta l’in­telligenza artificiale, anche la capacità di creare linguaggio e pensiero si appresta a scomparire. ¶ Per millenni, il canto e la danza hanno accompagnato la vita degli uomini e delle donne. Non erano competenze, ma forme di presenza. Si cantava e si danzava ovunque: in gruppo o da soli, da giovani e da vecchi, nei gesti quotidiani o nei riti di passaggio — nascite, morti, matrimoni, feste —. Erano pratiche condivise e continue, che univano lavoro, nutrimento, lutto, celebrazione. Il canto individuale era e­spres­sione di gioia manifesta. La danza, anche accennata, segnalava la vitalità del corpo. Oggi queste pratiche sono scomparse dalla vita reale. Sopravvivono sfigurate nell’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento, tra le tante già assorbite — o destinate a esserlo — dalla logica combinatoria.

Antologia 

1.4. Solitudine ed estasi della promiscuità 

Nel mondo contemporaneo si assiste a una forma nuova e paradossale di solitudine: solitudine immersa nella folla, nutrita dalla prossimità continua. Le città, i mezzi, gli spazi pubblici sono pieni di corpi che non si toccano, occhi che non si guardano, voci che non si ascoltano. Nei gesti quotidiani — mangiare, camminare, attendere — si moltiplica una solitudine che non è isolamento, ma assenza reciproca in presenza reale, vicinanza senza legame. La promiscuità come pura aggregazione fisica, la folla, non produce relazione, ma saturazione: una sorta di estasi magnetica senza sfogo, che intensifica la solitudine invece di alleviarla.

Antologia Edgar Allan Poe, Jean Baudrillard

1.5. Ansia e depressione generalizzate 

L’ansia e la depressione cessano di essere condizioni eccezionali per divenire polarità cicliche dell’esistenza ordinaria nella società della prestazione. L’ansia si alimenta dell’obbligo di valorizzare costantemente sé stessi: ogni aspetto della vita è sottoposto a logiche di mercato che impongono di apparire desiderabili, efficienti, competitivi. Il valore personale è misurato in tempo reale attraverso successi conseguiti, immagini e narrazioni di sé, generando una tensione cronica. L’uomo si trasforma in merce che vende sé stessa; il soggetto diventa azienda di sé, costretto a massimizzare la propria sopravvivenza come capitale umano. La depressione s’instaura come effetto della devalorizzazione: l’invisibilità e la sconfitta nella competizione precipitano l’in­dividuo in un collasso soggettivo, dove bancarotta psichica e simbolica coincidono. ¶ L'espansione inarrestabile dell'in­ter­vento farmacologico e quella del ricorso al suicidio, fin dalla preadolescenza, ne sono documento inconfutabile.

Antologia Giorgio Cesarano & Gianni Collu

1.6. Controllo e sorveglianza 

Il controllo si estende a ogni aspetto della vita quotidiana: ogni azione, comunicazione e gesto può essere tracciato, misurato e registrato. La sorveglianza non è più un’ec­cezione, ma una pratica diffusa e integrata nelle tecnologie di uso comune. ¶ Soprattutto nel­l’infanzia e nell’adolescenza, l’intervento costante su ogni gesto, parola o conflitto — anche minimo, verbale o solo gestuale — impedisce l’e­sperienza diretta delle relazioni, la sperimentazione dei limiti, l’apprendimento della gestione delle proprie forze e delle proprie fragilità, rendendo impossibile la costruzione di un sé capace di orientarsi nel reale.

Antologia Alexis de Tocqueville, Juan Do­noso Cortés

1.7. Rinchiudimento 

L’esistenza si svolge in spazi via via più isolati e sorvegliati. La condizione dell’Hikikomori non è una patologia marginale: appare come un destino. Sempre più persone vivono giorni e giorni, vite intere, in ambienti chiusi. ¶ Fino a pochi decenni fa, però, la condizione della maggioranza dell’umanità non era urbana: viveva all’aperto, a contatto con la terra, tra rumori e odori condivisi, nella ​​penía aristofanesca, la povertà viva e condivisa che nutriva il godimento della presenza. Gli alberi erano vicini e così gli animali selvatici, che di continuo irrompevano nello spazio del vivere e del lavoro. ¶ Ma anche la vita urbana era altra cosa: quale differenza tra un basso napoletano, con la porta aperta sulla via ― dalle cui finestre Liszt poteva ancora catturare le note di ​Fenesta vascia ― e un appartamento al sedicesimo piano, raggiungibile solo in ascensore. ¶ Il rinchiudimento di bambini e ragazzi, un tempo sfortuna di pochi (malati o benestanti) e oggi maggioritario, è poi il fondamento dello scisma cognitivo, di cui si tratta più avanti. ¶ Quanta vita mancò all’infanzia di Giacomo Leopardi, che di un giardino di rose non vede profumi né colori, il brulichio di creature alate e striscianti, ma solo disfacimento e morte? O in quella di Charles Baudelaire che preferiva l’odore artificiale del benzoino a quello semplice della rosa e della violetta? ¶ Quale percezione isterilita impediva al piccolo Eugenio Montale di scorgere quello «splendore appena visibile che si stendeva su tutte le cose» che invece illuminava Martin Heidegger fanciullo mentre i suoi navigli di corteccia salpavano nella fontana della scuola? Lo stesso splendore che avvolgeva Vincenzo Bugliani bambino nelle gare con le barchette di zucchine nella piccola gora, del Monte di Pasta che a lui sembrava «il Paradiso terrestre». Montale li doveva osservare da lontano, come Leopardi, da recluso, e quegli sciabecchi che per il piccolo Martin «arrivavano ancora facilmente alla loro meta», lui li vedeva soltanto fare naufragio «nei gorghi dell'acquiccia insaponata». ¶ Leopardi – e come lui altri poeti, non tutti – non coglie la realtà «più in profondità»: la vede ​meno. Dal caso dei cosiddetti ragazzi selvaggi risulta che se l’apprendimento del linguaggio manca entro una finestra critica, difficilmente si recupera. Così, forse, chi perde nell’infanzia la comunicazione immediata con il semplice — i giochi spontanei, le avventure fuori controllo, le liti e le riconciliazioni che insegnano a sentire e misurare gli altri e il mondo — difficilmente ne ritrova la pienezza in seguito. L’occasione mancata lascia un’impronta: la percezione resta amputata, e su questa ferita si innestano immaginari potenti ma scissi. ¶ Quei poeti capivano meno le cose più semplici, e più belle, ma possedevano il genio di costruire una realtà deformata che dà ancora corpo alle incertezze profonde di tutti. ¶ Proprio per questo la loro visione sostiene il mito potente del bisogno di redenzione. Così il varco​ montaliano diventa attesa salvifica, e la natura matrigna​ leopardiana una nemica da combattere. È questa promessa di riscatto, componente costitutiva del processo astrattivo, che modella l’immaginario moderno: la realtà non basta, va combattuta, superata, vinta. ¶ Il rinchiudimen­to, allora, non è solo fisico, ma una condizione dell’anima, che, educata a non fidarsi di ciò che è, di ciò che si mostra, di ciò che si tocca, non sa più camminare sul sentiero del giorno e, divenendo uno dei dormienti di Eraclito, si involge in un mondo privato.

Antologia 

1.8. Mercificazione illimitata • They have brought whores for Eleusis (E. Pound) 

Ogni aspetto dell’esperienza umana — emozioni, relazioni, memorie, identità — può essere isolato, valutato, trasformato in merce. Anche ciò che un tempo era incommerciabile — la poesia e le storie, le parole, le varietà vegetali e animali — oggi ha un prezzo. I sentimenti diventano contenuti; le storie personali, pacchetto da vendere; la sofferenza, un’occasione mediatica. ¶ Anche il corpo è disaggregato e ricomposto: si vendono organi, ovociti, uteri; si affitta la capacità di generare, si compra l’identità, si paga la comparsa ad una cena. Nulla è piú indisponibile, nulla è piú sacro. ¶ L’essere u­mano non è solo esposto al mercato: è diventato formato-merce — offerto, esibito, monetizzato, aggiornato.

Antologia Karl Marx, Chuck Palahniuk

1.9. Plastificazione della lingua 

La perdita del rapporto con i fenomeni e con il mondo della vita si traduce nella plastificazione della lingua, laddove le parole di plastica, meramente connotative e prive di potere definitorio, sono le teste di ponte del Sistema tecnico nel linguaggio comune, che ne risulta colonizzato e disarticolato nella sua ricchezza e nella sua plasticità semantica. Un fenomeno situato in una tendenza antica, già avvertita nella perdita di immediatezza delle lingue civilizzazionali più antiche rispetto alla densità performativa e rituale delle culture orali. Parallelamente al depauperamento semantico, le lingue hanno conosciuto un degrado morfologico: la scomparsa progressiva dei casi, del duale, delle flessioni verbali sottili, sostituite da preposizioni e costruzioni ausiliarie, ha reso la parola più rigida e meno capace di modulare sfumature. Così, ciò che un tempo si piegava e si plasmava in infinite variazioni, oggi si riduce a sequenze standardizzate, più trasparenti ma anche più povere. La plastificazione contemporanea non fa che accelerare questa traiettoria, naturalizzando ogni storicità per renderla immune a ogni critica, ed è consustanziale alla conversione del mondo della vita in laboratorio, con tutte le conseguenze in termini di perdita dell’immediatezza e della creatività che ciò comporta.

Antologia 

1.10. Perdita del godimento • Assassinando Epicuro 

Soprattutto in Occidente, già nei volti dei passanti, è rilevabile la perdita di godimento: ovvero la pienezza della relazione con il vivente, il cosmo, gli altri e sé stessi. Godere implica integrare la spontaneità dell’essere, accogliendo tanto il prevedibile quanto l’imprevisto, unendo esperienza sensibile, libertà e continuità. ¶ Tale continuità viene interrotta da una crescente mediazione tecnica: l’esperienza si distacca dal corpo, la relazione è sostituita dalla rappresentazione, il piacere dall’efficienza, la gioia dal divertimento, la spontaneità dal controllo: il godimento non c’è.

Antologia Jacques Camatte

1.11. Metafatto: lo scisma cognitivo 

A fronte dei fatti esposti finora si rileva uno scisma cognitivo. Da una parte, una minoranza — anche nel mondo «intellettuale» — capace di sentirli e vederli, ma spesso tentata di eluderli, di non pensarci. Dall’altra, una maggioranza, cieca, che li mistifica o li rimuove. Questo non è un fatto tra gli altri, è il modo in cui i fatti vengono percepiti o rimossi: un metafatto osservabile.

Antologia Clint Eastwood

 

2. Fase remota del processo di astrazione 

Anamnesi: decorso remoto del processo e sue prime tracce. L’astrazione non irrompe improvvisamente nella storia umana: ha radici lontane, una genesi preistorica. Già nelle prime forme di umanizzazione, quando si sviluppano le capacità simboliche e si consolida il linguaggio, prende lentamente avvio un tentativo di sottrarsi al ritmo caotico della natura per sostituirlo con strutture artificiali di tempo e di spazio. In questa fase embrionale, il simbolo — e con esso il linguaggio, il gesto tecnico, l’abitare — non è ancora disgiunto dal corpo o dalla realtà, ma inizia a funzionare come strumento di dominio simbolico. Il tempo non è più vissuto come flusso organico (stagioni, gravidanze, lune), ma come isomorfo e riducibile a sequenza codificata: calendario, ora, misura. Lo stesso vale per lo spazio, che da percorso esperito si fa anch’esso omogeneo, isomorfo, griglia ordinata, prima nel villaggio e poi nella città. L’addomesticamento della natura avviene dunque in primo luogo sul piano simbolico, anticipando ogni infrastruttura o macchina. Il risultato è una forma incipiente di regolarizzazione dell’esistenza: una griglia spazio-temporale che prepara la scena per la vera e propria attivazione del processo. Questa può collocarsi all’inizio del neolitico, forse innescata da una reale minaccia di estinzione, che ha catalizzato disposizioni umane già presenti.

Antologia André Leroi-Gourhan

2.1. Human kind ​cannot bear very much reality (T.S. Eliot) 

Appare come antichissimo un rifiuto della real­tà, intesa come eccesso, come esperienza troppo intensa, non contenibile. La realtà si presenta come un’urgenza, una pressione, insopportabile, che l’essere umano cerca di negare, allontanare o neutralizzare.

Antologia T.S. Eliot

2.1.1. Creazione di un mondo immaginario 

L’incapacità di sostenere la realtà genera mondi immaginari, privati o collettivi, che sostituiscono o deformano l’esperienza condivisa. La mente, sottraendosi al comune e al sensibile, costruisce frammenti di realtà autonoma, incoerenti o parziali, autosufficienti rispetto al mondo vissuto.

Antologia Hērákleitos
2.1.1.1. Rappresentazione • Spettacolo 

Il contenuto separato dall’esperienza si esteriorizza come racconto mitico o ricostruttivo, rito, spettacolo. In origine le rappresentazioni riguardano soprattutto il sacro, le divinità, le figure dell’immaginario; col tempo diventano anche memoria storica e autorappresentazione di un popolo — guerre, genealogie, gesta. Con la formazione dell’individuo moderno, la rappresentazione si sposta verso il vissuto personale, fino alle forme contemporanee in cui l’esposizione di sé, quotidiana e privata, diventa spettacolo — reality, social media — e tutto ciò che era direttamente vissuto è allontanato in una rappresentazione.

Antologia André Leroi-Gourhan, Guy Debord

2.1.2. Rimozione • Escamotaggio • Stornamento 

Il rifiuto della realtà si realizza per mezzo di operazioni psicologiche profonde, con­tinue e universali. ¶ La rimozione è la prima di queste. Non si limita a occultare un contenuto, ma ne impedisce l’emersione: cancella la traccia prima ancora che possa diventare pensiero. Il dolore, la lacerazione, la perdita — ciò che non può essere sostenuto e nemmeno nominato — viene escluso dalla coscienza. ¶ L’escamotaggio non cancella, ma sottrae allo sguardo. Ciò che è insopportabile o disturbante viene eluso, messo da parte, lasciato ai margini. ¶ Lo stornamento non reprime, ma devia. Il flus­so del discorso o della coscienza viene impercettibilmente spostato, allontanato da ciò che è sgradevole, mediante tecniche sottili di dislocazione. ¶ Queste tre operazioni nascono come meccanismi di difesa psichica, ma si trasformano in strumenti fondamentali del dominio, che li utilizza come basi invisibili della domesticazione.

Antologia Jacques Camatte

2.2. Correggere la creazione • Aspirazioni di redenzione dalla «natura matrigna» 

L'incapacità di sostenere la realtà come eccesso insopportabile genera, già in tempi remotissimi, l'idea di un cambiamento radicale, di una correzione, di una redenzione del tutto: dalla ricerca di immortalità di Gilgamesh (peraltro ben denunciata come follia dal poema che la racconta, xix a.C.), all’idea del Regno millenario. Trasformare non è in sé astrattivo: ogni vivente trasforma; astrattivo è solo il gesto che si crede redentore, che mira a sostituire o migliorare la natura stessa, incapace di riconoscere la sufficienza del vivente. La forza dell’idea redentiva, assunta a riferimento nor­mativo, si trasmette ad altre idee astratte — Diritti universali, ​​Free trade, Democrazia, Socialismo, Gerarchia, Eguaglianza, Proprietà e Bentham — che si presentano come suoi passaggi e concretizzazioni, condannando così ogni situazione sociale data senza mai dover provare che il nuovo proposto sarà migliore e producendo solitamente conseguenze opposte a quelle attese: l’eterogenesi dei fini. Quell’aspirazione è dunque uno dei motori co­stitutivi del processo d’astrazione: senza la promessa di redenzione, esso non avrebbe la sua forza militante e visionaria di avanzamento e riproduzione.

Antologia pseudo Alighieri, pseudo Goethe

2.2.1. Immortalità 

Nel cuore dell’idea redentiva si annida la speranza, l’attesa, di una possibile immortalità terrena. Non si tratta solo di negare la finitudine, ma di progettare il suo superamento: salvarsi dalla corruzione, sopravvivere al tempo prolungandolo all’infinito; è la promessa sotterranea di ogni potere salvifico. Dal desiderio di Gilgamesh alla concezione della morte come salario del peccato, dalle attese messianiche e mistiche, fino al mito tecnologico del transumanismo contemporaneo, ritorna la stessa speranza ostile alla vita. Sì, quella speranza, quell’idea, è una follia antichissima e profonda: il desiderio di immortalità, la promessa di nessuna lacrima né frustrazione, è incompatibile col mondo della vita, con la realtà data, alla quale preferisce il nulla. L’uomo ha cercato di frenarla, ma sembra non avercela fatta.¶ Tale ricerca di immortalità tradisce una profonda incomprensione di ciò che significa davvero l’eternità. La riduzione del tempo vitale a una dimensione omogenea e misurabile trasforma quella che potrebbe essere un’autentica esperienza del­l’eterno — quella pienezza che talvolta si avverte in momenti di massima intensità vitale — in una mera aspettativa di una perennità perfettamente descritta già nel mito di Sisifo.

Antologia Jonathan Swift, A.E. van Vogt
2.2.1.1. Inimicizia • Eradicare il «male» 

La redenzione genera il nemico: ciò che è causa della caduta, del male, del­l’imperfezione — o anche solo ciò che ostacola la salvezza — deve essere annullato o neutralizzato: sia esso pianta, animale, uomo o popolo. Il rapporto con l’altro non si fonda più sulla relazione, la cooperazione e il conflitto vissuto come forme vitali, ma su un ordine astratto che esige un mondo epurato da ogni negatività, in cui anche il naturale conflitto viene escluso in quanto forma viva della relazione. ¶ Questa dimensione redentiva, che coltiva l’inimicizia, sta alla base della restaurazione scientifica moderna, che si appoggia su un conflitto implicito e mai realizzato tra letture opposte dell’idea di ​scoperta: una conoscitiva, legata da una parte alla esuberante e variegata creatività ancora racchiusa nel politecnico medievale, e dall’altra alle idee e alla peculiare epistemologia ereditata dalla cultura greca, nella quale sono le ipotesi scientifiche a guidare la scoperta attraverso la costruzione di ​modelli teorici dei fenomeni reali, dunque una lettura incentrata appunto sull’indagine non della natura in sé ma piuttosto del rapporto tra uomo e natura; l’altra prescientifica, con oscure e ramificate radici nelle rovine di antichi imperi, incentrata invece sulla scoperta come conquista​, un arcaico termine militare che rimanda alla intromissione della volontà dello scopritore nell’essere dell’ente scoperto, distruggendo la natura di quest’ultimo e riducendolo a propria immagine. Questa seconda lettura ha finito per subordinare la prima a sé, esautorandone progressivamente il significato, senza che, appunto, vi sia stata alcuna disputa esplicita, e ciò nonostante il fatto che scoperta come conquista e scoperta come coltivazione, conoscenza e sviluppo organico si collochino in due poli opposti.

Antologia Jacques Camatte

2.2.2. Idea di potenza • Controllo totale 

Forse a causa di una crisi pre-neolitica (trauma di specie, ma questa origine resta congetturale: un’ipotesi retrospettiva per leggere la frattura iniziale), l’umanità scelse di costruire un mondo separato dalla natura: non più ambiente da abitare, ma realtà da regolare. Nacquero così strumenti di controllo simbolico: divisione, misurazione, sorveglianza. Un nuovo potere centrale emerge come protesi contro l’instabilità del vivere: offrendosi come protezione dall’incertezza, viene interiorizzato non solo come necessità, ma come costituzione stessa dell’identità separata . Ogni forma di governo successiva porta l’impronta di questa scelta ancestrale: ricerca ansiosa di una irraggiungibile sicurezza assoluta come risposta alla paura.

Antologia Ludwig von Bertalanffy, Cornelius Castoriadis

2.2.3. Egalité • Cancellazione delle differenze 

L’uguaglianza tra gli uomini è intesa come eliminazione delle differenze qua­litative. Anche dell’uomo tutto deve poter essere misurabile. L’eterogeneo è sospetto. L’equivalenza prende il posto della relazione, ponendo le basi di una revoca delle facoltà individuali in favore di una istituzione superiore che diventa l’unico regolatore dell’azione. L’uguaglianza coincide così con la pari subordinazione di tutti all’istituzione. Il vincolo di prossimità viene spezzato in favore di una condizione di straniamento in cui vige l’in-differenza.

Antologia Aristophánēs, Karl Marx

2.2.4. Vergogna prometeica 

La vergogna prometeica nasce dal confronto tra l'imperfezione umana e la presunta perfezione delle creazioni tecniche. L'uomo si vergogna della propria casualità biologica di fronte alla progettualità delle macchine: della macchia di essere nato invece che costruito. ¶ Questa vergogna rivela un'in­versione fondamentale: ciò che è stato creato dall'uomo viene percepito come superiore al mondo della vita. L'oggetto tecnico diventa così modello normativo. L'uomo interiorizza i criteri della macchina: precisione, velocità, ripetibilità, ottimizzazione.

Antologia Günther Anders, Jean Baudrillard, Jacques Camatte

2.3. Antropomorfosi: idee che catturano e divengono operative 

Alcune idee astratte — divinità, Stato, proprietà fondiaria, lavoro, capitale, redenzione — prima acquisiscono forma umana attraverso rappresentazioni simboliche: dipinti, sculture, allegorie linguistiche che le dotano di volto, nome e corpo. Successivamente catturano gli esseri umani reali, che cessano di esistere come soggetti autonomi e diventano come posseduti, incarnazioni viventi dell'idea : il proprietario terriero che si rovina nel tentativo di conservare la terra ereditata, il capitalista che incarna la logica del capitale, il missionario e il militante che si trasformano in macchine dell'idea di redenzione, il banchiere che fa della propria attività finanziaria un mandato di trasformazione salvifica del mondo.

Antologia Karl Marx, Fëdor Dostoevskij, Jacques Camatte

2.4. Agli inizi del processo: deriva astrattiva vs. pattern alternativi 

La scelta neolitica non fu inevitabile né universale. Per millenni le due opzioni convissero: società stanziali che imboccavano la deriva astrattiva accanto a popoli che mantennero forme di vita organiche. Questi ultimi, progressivamente eliminati attraverso genocidi sistematici, sopravvivono in resti sempre più esigui fino ai nostri giorni. I dati che seguono documentano questo quasi all’origine della biforcazione.

Strumenti di controllo nelle prime società stanziali
• Calendari agricoli rigidamente codificati (tavolette sumere, Uruk III, 3000 a.C.).
• Geometrizzazione dello spazio urbano (griglie ortogonali a Mohenjo-Daro, 2500 a.C.).
• Mura difensive con funzione separativa (Gerico, 9000 a.C.; spessore 3m, altezza 5m).
• Tassonomie specie «utili-nocive» (papiro egizio di Memphis, 2400 a.C.: 37 animali dannosi catalogati).
• Accumulo di surplus (granai di Çatalhöyük, 6000 a.C.: capacità 12 tonnellate vs. fabbisogno annuo 1,2 tonnellate).

Pattern alternativi in società rimaste organiche
• Assenza di misurazione del tempo (popoli San del Kalahari: attività regolate da luce/stagioni, non orari).
• Accampamenti circolari senza geometria predeterminata (etnografia Boscimani! Kung).
• Permeabilità ambientale (Pigmei Baka: spazi abitativi senza barriere fisiche o concettuali).
• Relazioni non-antagonistiche con il non-umano (Warlpiri: Terra come soggetto relazionale; Nayaka: Animali come «persone»).
• Economie di sussistenza non-competitive (Hadza: Distribuzione immediata senza accumulo; Batek: Rifiuto dello stoccaggio).

Collassi sistemici e resilienze
• Implosione da iper-complessità (Çatalhö­yük, 6000 a.C.: densità 10.000 abitanti/km² vs. epidemie ossee documentate)
• Fallimento ecologico (città harappane, 1900 a.C.: strati di salinizzazione a Mohenjo-Daro).
• Sopravvivenza di modelli non-gerarchici (popoli Aché durante collasso Inca: 0 strutture monumentali vs. adattamento forestale).
• Resilienza rituale (Hopi vs. Chaco Canyon: cerimonie della pioggia flessibili vs. irrigazione rigida).

Antologia André Leroi-Gourhan

 

3. Il processo di astrazione: componenti affini, in movimento e intreccio conflittuale. 

Il processo non è lineare né monocentrico: nasce da centri e componenti di irradiazione diversi e autonomi, che si propagano in forme talvolta fortemente conflittuali. La storia registra interruzioni, blocchi parziali, arretramenti, come dopo il crollo dell’Impero Romano, ma anche tentativi deliberati di arresto (la Cina che bloccò l’uso militare della polvere pirica) e momenti di resistenza o ritardo che impediscono letture puramente lineari. ¶ Un’analisi genealogica può rivelare continuità di lungo periodo senza implicare necessità: individuare un’origine non significa sempre prevedere un esito. Nella scienza medica è prassi cercare, e trovare retrospettivamente, segni precoci e remoti di una malattia, come nel tumore o nell’Alzheimer, non per l’assunto deterministico che tutte le forme patologiche siano destinate a svilupparsi: il sistema immunitario, lo stile di vita e l’azione terapeutica, possono eliminarle, bloccarle, rallentarle. Così pure per il processo d’astrazione: descriverne la traiettoria non equivale a decretarne l’ineluttabilità.

Antologia Ludwig Wittgenstein, Jacques Camatte

3.1. Religione 

Unione tra una visione del mondo e pratiche rituali. Storicamente intrecciata con lo Stato, con cui nasce attraverso un doppio movimento antropomorfico, si fonda sulla promessa di restaurare una condizione originaria perduta. È parte del processo generale, che talvolta pretende di guidare, talvolta di contenere o bloccare.

Antologia Jacques Camatte

3.2. Stato 

Nella sua prima forma lo Stato sorge at­traverso una separazione del­la comunità che genera un’unità superiore (faraone, lugal, re dei re, ecc.) che ne rappresenta la totalità. Ciò avviene nel­lo stes­so momento in cui s’in­staura il movimento del valore come proces­so di valorizzazione. Nel­lo stes­so tempo si opera un’antropomorfosi del­la divinità e una divinomorfosi del­l’unità superiore, e s’instaura la religione. ¶ Suc­ces­sivamente si impone una seconda forma determinata dal proseguire del movimento del valore, fenomeno che non può es­sere ridot­to esclusivamente al­l’ambito economico.

Antologia Jacques Camatte

3.2.1. Città 

La città è la concretizzazione spaziale del­lo Stato e del valore: un recinto che separa e organizza, geometrizza il vivente, trasforma il territorio in griglia. Le prime città nascono come dispositivi simultanei di protezione, potenza e accumulazione: mura possenti, granai centrali, templi. ¶ La città, sin dall’inizio, porta con sé la promessa implicita di immortalità: permanere oltre i corpi, oltre le stagioni, offrire una seconda natura più stabile della natura stessa. ¶ Si definisce contro la campagna: se non col disprezzo aperto per i contadini, sempre con forme di distanziamento che segnano superiorità evolutiva, culturale, morale.

Antologia 
3.2.1.1. Morte della città 

La città muore non per collasso improvviso, ma per dissoluzione della sua forma compatta: l’esplosione dei confini, lo sprawl infinito, la città diffusa. Il centro perde senso; l’urbano si smaterializza nei flussi digitali (smart-working, e-commerce, sorveglianza distribuita). ¶ La sua morte coincide con il compimento del suo scopo: la maggioranza del­l’u­manità è ormai urbanizzata, la separazione dal vivente è totale. Ciò che la città prometteva – sicurezza, ordine, durata – si interiorizza e si diffonde ovunque: non più mura visibili, ma reti invisibili; non più piazze, ma piattaforme.

Antologia 

3.2.2. Morte dello Stato 

Nel suo sviluppo estremo, lo Stato viene sempre più controllato dal Capitale e dal Sistema tecnico, e svuotato con la cessione di funzioni e prerogative a organizzazioni «autonome» o sovrastatali. Mentre leggi, norme e controllo crescono indefinitamente, il reale potere politico si dissolve.

Antologia 

3.3. Proprietà privata 

L’idea di proprietà privata va ben oltre il possesso esclusivo — presente anche in natura e sempre concreto, limitato e circostanziale — e si porta dietro una, spesso controfattuale, idea di separazione totale dell’oggetto dal suo contesto di esistenza (emblematico il caso della proprietà della terra) e quella, altrettanto controfattuale, di perpetuità: una forma traslata di immortalità.

Antologia Karl Marx, Costantinos Kavafis

3.3.1. Dalla proprietà al noleggio • Morte della proprietà privata 

La proprietà viene superata dal suo svuotamento funzionale. Il possesso diventa gestione temporanea, uso condizionato, accesso a pagamento. L’oggetto non appartiene più, ma circola in un sistema chiuso di disponibilità controllata.

Antologia 

3.4. Valore 

Il valore è ciò che consente di confrontare ciò che è incomparabile. Ogni cosa viene quantificata secondo un parametro unico. Il valore dissolve qualità, contesto e significato, riducendo l’essere a cifra.

Antologia Karl Marx, Carl Schmitt, Jacques Camatte

3.4.1. Valore d'uso • Valore di scambio 

Il valore d’uso non è una proprietà naturale della realtà mercificata, ma un costrutto affine al valore di scambio: sono forme complementari della stessa logica di equivalenza. Entrambi operano una riduzione della realtà a funzione misurabile, separandola dalla relazione viva e qualitativa.

Antologia Guy Debord, Jean Baudrillard, Alasdair MacIntyre, Jacques Camatte, Robert Kurz

3.4.2. Robinsonate 

Le robinsonate sono narrazioni artificiali che fanno derivare i movimenti economici dall’individuo isolato. Figure come il produttore solitario o lo scambista primitivo sono costruzioni logiche che occultano la natura sempre già sociale dell’economia e la storicità del processo economico.

Antologia 

3.4.3. Merce 

La merce è qualsiasi cosa che, estratta e astratta dal suo naturale contesto, può essere venduta e comprata. Suolo, oggetti, animali, uomini, prestazioni, lavoro, idee, diritti, brevetti, sia per intero che per parti, sia per un tempo illimitato che definito. Tutto può essere venduto.

Antologia Fredy Perlman

3.4.4. Alienazione 

Dinamica per cui ciò che è proprio diventa estraneo e spesso ostile. I prodotti dell’attività umana — oggetti, rapporti sociali, forme organizzative — si autonomizzano, si pongono come potenze separate e dominanti. Quello che nasceva come estensione delle nostre capacità si trasforma in spoliazione: le cose assumono il ruolo di soggetti, le persone diventano cose. Questo rovesciamento genera una figura ostile al suo creatore e un meccanismo, spesso inconsapevole, che inverte lo scopo iniziale, intrappolando uomini e donne in un destino che volevano evitare.

Antologia Günther Anders, Giorgio Agamben, Jacques Camatte

3.4.5. Merce esclusa • Equivalente generale 

Per poter misurare e confrontare tutte le merci, una di esse deve essere sottratta al commercio ordinario ed elevata a metro universale, ad equivalente generale. Così l'oro diventa denaro proprio cessando di essere merce tra le altre: la sua esclusione lo trasforma in rappresentante di tutte le merci possibili. ¶ Questo meccanismo — esclusione che genera elezione — non opera solo nell'economia. I concetti astratti operano come equivalenti generali del pensiero: l'«Uomo» dei diritti universali presuppone l'esclusione di uomini concreti — donne, schiavi, barbari, colonizzati — per poi porsi come loro rappresentante ideale.

Antologia Jacques Camatte

3.5. Denaro 

Il denaro è l’incarnazione del valore. È misura, mezzo di scambio, riserva, potenza: potere di ottenere qualunque cosa sia divenuta merce. È mobile, neutro, impersonale e, nella forma iniziale, ha la durabilità infinita dell’oro: un’astrazione divenuta concreta, che puoi portare in tasca.

Antologia Karl Marx, Georg Simmel, Alfred Sohn-Rethel

3.5.1. Prestito • Credito • Debito • Assicurazione 

Il credito anticipa valore futuro, il debito ipoteca il tempo a venire, l’assicurazione monetizza la paura del caso. Insieme, estendono il dominio del valore alla dimensione temporale, fabbricando l’illusione di un controllo totale sul divenire.

Antologia Karl Marx, Jacques Camatte

3.5.2. Astrazione reale 

L'astrazione non rimane nel regno delle idee ma si materializza concretamente. Due esempi. Il denaro rappresenta valore incarnato in forma fisica: non è importante il metallo o la carta, ma la potenza di equivalenza universale — cioè di acquisto — che porta con sé. La televisione non è un semplice elettrodomestico ma una forma che struttura la percezione e, anch’essa, dilata un illusorio senso di potenza indifferenziata. Le astrazioni si incarnano negli oggetti, negli spazi, nei comportamenti, diventando forze materiali che organizzano l'esperienza.

Antologia Karl Marx, Alfred Sohn-Rethel, Jaime Semprun, Marco Iannucci

3.5.3. Immortalità (cercata nel denaro) 

Il valore promette permanenza. Conserva, accumula, resiste al tempo. In esso si proietta il desiderio di non morire. Arpagone sogna di durare quanto i suoi tesori, la tesaurizzazione cerca in quella dell'oro la propria immortalità.

Antologia Karl Marx

3.6. Capitale 

Il capitale è valore che si valorizza: non una cosa, ma un rapporto sociale in movimento. La sua logica è l’accrescimento illimitato.

Antologia Jacques Camatte, Marco Iannucci

3.6.1. Crematistica 

L’accumulazione illimitata di ricchezza per sé stessa, senza scopo d’uso, definisce la logica crematistica. Il fine si dissolve. Solo la crescita conta. L’eccesso è virtù.

Antologia Aristotélēs

3.6.2. Plusvalore 

Il plusvalore è la parte della produzione che eccede il valore restituito al lavoratore e le spese generali, e che viene assorbita dal capitale. È il motore dell’accumulazione.

Antologia Jean Vioulac, Stephen Smith

3.6.3. Autonomizzazione • Soggetto automatico 

Il capitale si autonomizza: diventa un soggetto automatico. È un movimento che si autosostiene, come un turbine dotato di energia propria, massa e direzione.

Antologia Joseph de Maistre, Karl Marx, Ludwig Klages, André Leroi-Gourhan, Jacques Camatte, Jean Vioulac

3.6.4. La merce del capitale 

Nel dominio del capitale la merce cambia statuto: non deve più durare, ma circolare. La durevolezza, che un tempo incrementava il valore, diventa un ostacolo e viene scoraggiata. Ogni oggetto è progettato per essere superato, in vari modi, anche legislativi, se ne forza l’obsolescenza così da riattivare continuamente il ciclo del capitale.

Antologia Giorgio Cesarano & Gianni Collu, Jacques Camatte

3.6.5. Immortalità (cercata nel capitale) 

L'idea di immortalità, all'epoca del dominio del valore attribuita alla durevolezza del­l'oro, si trasferisce alla perennità della circolazione del capitale.

Antologia Karl Marx, Jacques Camatte

3.6.6. Morte del capitale 

Come il capitale ha dissolto lo Stato e svuotato il concetto di valore — che presupponeva una persistenza, in quanto tale ostile alla circolazione — esso muore quando non riesce più a valorizzarsi. Ma il capitale non è il processo di astrazione: questo e il suo modus operandi continua, non sappiamo se incorporando il capitale nel sistema tecnico o viceversa, o con un aggrovigliato paso doble tra le due componenti, il suo percorso di fa­go­citazione glo­bale fino alle singole cellule del­l'uomo. ¶ Non si pone qui una teoria compiuta, bensì la constatazione di tracce e sintomi, visibili a chi guarda: di per sé il processo si dirige verso l'estinzione della specie che lo ha messo in moto. A meno di una improbabile reazione della specie medesima. Improbabile, non se ne vedono segni, ma non impossibile: i reali meccanismi di generazione e persistenza delle specie sono in fondo sconosciuti. A volte le reazioni sono generate da situazioni estreme, dalla percezione di rischi reali di estinzione, come sembra avvenne nel passaggio al neolitico quando l'umanità, forse di fronte a una crisi ambientale profonda, operò una trasformazione radicale dei propri modi di vita — quella che innescò apertamente il processo di astrazione.

Antologia Jean Baudrillard, Jacques Camatte

3.7. Il sistema tecnico (organizzazione, tecnica, scienza) ovvero le forze produttive 

Altra grande componente del processo astrattivo, ora in primo piano: l'organizzazione che neutralizza la soggettività, le macchine che sostituiscono l'umano, la scienza ridotta a potere tecnico, il tempo trasformato in griglia operativa.

Antologia Simone Weil, Jacques Camatte

3.7.1. Sviluppo abnorme delle protesi e della terapeutica • Surrogati (Ersatz) • Sostituzioni 

Le protesi, comuni in natura come ausili operativi, oggi tendono a surrogare ogni facoltà umana. Ciò che era svolto direttamente dal corpo e dalla mente viene sostituito da strumenti e mediazioni. ¶ L’apice attuale è l’esternalizzazione delle funzioni cognitive in dispositivi artificiali di ottimizzazione statistica, a cui viene attribuito potere predittivo (IA). Così la disposizione e l’attività terapeutica naturale si autonomizzano in sistema con proprie logiche, giustificate da metriche distorte e da quell’antica inclinazione a preferire volere il nulla piuttosto che non volere, che indirizza il calcolo costi-benefici in modo sempre più funzionale al sistema e non all’uomo.

Antologia Marcus Valerius Martialis, Karl Marx, Günther Anders, Stefano Isola

3.7.2. Organizzazione • Burocrazia 

L’organizzazione produce strutture che neutralizzano la soggettività e standardizzano l’operatività. Ogni attività è incasellata in procedure astratte, regolate da criteri impersonali. Con la burocrazia la forma organizzativa diventa dominante. L’organizzazione aspira a una crescita illimitata che anticipa quella del capitale.

Antologia Amadeo Bordiga, Lewis Mumford, Jacques Camatte & Gianni Collu

3.7.3. Megamacchina 

La megamacchina è la totalità integrata di uomini e strumenti in un sistema funzionale unificato. Non è una somma di macchine, ma una totalità che ingloba corpi, regole, flussi, obiettivi. Ogni elemento vi è subordinato.

Antologia Lewis Mumford, Jaime Semprun

3.7.4. Il tempo astratto 

Il tempo vissuto viene sostituito da una temporalità misurabile, omogenea, cumulativa. Il tempo astratto non è un’esperienza, ma una griglia operativa. Ogni evento deve collocarsi in questa struttura uniforme e senza qualità.

Antologia Karl Marx, Guy Debord, Jacques Camatte & Gianni Collu, Jacques Camatte

3.7.5. Le macchine 

La macchina scompone, ripete, automatizza, rende superflua la soggettività. So­stituisce attività umane con le sue operazio­ni. L’automazione è la forma compiuta dell’astrazione tecnica, nella quale l’essere umano diventa il terminale di un dispositivo che lo supera e lo sovrasta, rovesciando il principio di utilità della tecnica in quello di utilità per la tecnica.

Antologia Karl Marx, Jean Baudrillard

3.7.6. La scienza astratta 

La scienza moderna non descrive più una realtà da abitare, ma costruisce modelli formalizzati di funzionamento, fabbricando un mondo vieppiù incomprensibile. Si separa dal lavoro vivo per diventare proprietà del capitale: le funzioni intellettuali della produzione si concentrano contro gli operai, trasformandosi in una potenza produttiva indipendente dal lavoro stesso. ¶ L'oggetto scientifico è ridotto a quantità, leggi, algoritmi. Il mondo diventa un laboratorio e una miniera da sfruttare: la ricerca non cerca più l'essenza delle cose, ma la loro segreta usabilità. La conoscenza si converte in potere tecnico, condividendo con l'economia mercantile la stessa logica quantitativa. E la conversione dell’intera realtà in un insieme di procedure parametrizzate e controllate finisce per distruggere la stessa scienza, volgendola a mero intervento proattivo e senza pensiero.

Antologia Karl Marx, Günther Anders, Alfred Sohn-Rethel

3.8. Modus operandi 

Nella fase matura si possono individuare retrospettivamente tre modalità centrali, presenti sia nei tempi lunghi della continuità sia nei brevi passaggi di crisi: la critica dello stato presente delle cose a partire dalle promesse redentive, il meccanismo della combinatoria e la sussunzione che lo alimenta.

Antologia 

3.8.1. Combinatoria 

Termine di origine matematica. In questo caso la combinatoria è il meccanismo attraverso cui ogni aspetto della vita — pratiche, conoscenze, gesti, emozioni, relazioni — viene scomposto in unità minime, separate, semplificate e rese disponibili per una riorganizzazione infinita, un calcolo combinatorio. Ogni elemento perde radicamento, senso proprio, collocazione originaria: diventa modulo mobile, adattabile, scambiabile. ¶ Nel corso di un movimento secolare tutto viene progressivamente disaggregato e ricombinato. Il fine è la compatibilità operativa: ciò che conta è che tutto sia componibile, flessibile, pronto a interfacciarsi. La combinatoria è l’astrazione operante nel quotidiano. ¶ La realtà appare allora come un repertorio tecnico di possibilità intercambiabili: la sessualità, il lin­guaggio, la cura, l’apprendere, l’immaginare — tutto può essere combinato. ¶ Questa logica investe anche la lingua comune: sul piano linguistico, le parole di plastica operano come mattoncini del Lego, per convertire la lingua comune in un gioco combinatorio privo di significato ma gestibile dalle macchine.

Antologia Jean Baudrillard, Jacques Camatte

3.8.2. Sussunzione sempre più profonda del lavoro 

Il capitale si appropria inizialmente di situazioni lavorative preesistenti — l’artigiano che diventa salariato nella manifattura mantenendo il suo modo di lavorare — che restano formalmente invariate ma sono subordinate alla sua logica: è la sussunzione superficiale, iniziale. Successivamente il lavoro viene riorganizzato secondo criteri di produttività ed economia, la divisione tecnica si approfondisce, la scienza è separata dal lavoratore e resa forza autonoma nelle mani del capitale. ¶ Le capacità intellettuali, una volta diffuse nei produttori indipendenti, si concentrano nel comando capitalistico. L’operaio diventa parziale, il sapere si fa esterno opponendosi al lavoratore come potere che lo domina. ¶ Il processo è continuo: ogni ramo economico — anche quelli inizialmente autonomi o resistenti — viene gradualmente trasformato e riassorbito nella logica capitalistica.

Antologia Karl Marx

3.8.3. Estensione della sussunzione al tempo libero, alla società, al corpo 

Il dominio del capitale si approfondisce quando la logica della valorizzazione si estende oltre il tempo di lavoro, colonizzando l’intera esistenza: tempo libero, vita sociale, comunicazione, linguaggio e corpo. Il tempo viene ristrutturato: il tempo libero diventa tempo di consumo, e il consumo stesso è reso funzione produttiva. Le tecnologie digitali, l’automazione e il controllo diffuso accelerano il processo: facoltà mentali e affettive, attenzione, parola e relazione sono messe al lavoro. Non è più solo il lavoro manuale a essere sfruttato, ma la potenza espressiva e sensibile dell’individuo. Il corpo, modellato dall’efficientismo e dalla salute normata, è a sua volta messo a valore. Così la distinzione tra produzione e vita si dissolve: la società intera diventa terreno della valorizzazione, e la condizione proletaria si generalizza a tutta la popolazione.

Antologia Jacques Camatte & Gianni Collu, Jacques Camatte, Giorgio Cesarano & Gianni Collu

 

4. Risultati e fini del processo 

Esito verso cui tende il processo: sostituzione progressiva della comunità umana, dell'uomo stesso e della natura con sistemi astratti e disincarnati. Non progetto deliberato, ma logica immanente di un movimento che procede verso l'autodistruzione della specie che lo ha generato.

Antologia Ludwig Klages, Jean Baudrillard

4.1. Soppressione e sostituzione della comunità • Comunità materiale 

La ​Gemeinwesen viene sviene scomposta, sostituita. Il capitale si fa comunità materiale: ogni aspetto della sussistenza diventa merce, accessibile solo attraverso il denaro. Il pane, il latte, l'abbigliamento, le cure, l'acqua stessa — tutto richiede mediazione monetaria.

Antologia Karl Marx, Jacques Camatte & Gianni Collu, Jacques Camatte, Marco Iannucci

4.1.1. Gemeinwesen 

La comunità (Gemeinwesen) è l’ambiente nu­tritore dell’uomo: una rete di relazioni vive che lega gli esseri umani tra loro, alla terra, agli animali, ai cicli naturali, al nutrimento, alla cura, al linguaggio, ai ritmi della vita. Non è un ideale da restaurare, ma una realtà elementare, che ha reso possibile la vita umana per decine di migliaia d’anni. ¶ Le testimonianze storiche e antropologiche ne dimostrano la varietà concreta, mai utopica. L’astrazione cancella via via la possibilità stessa dell’«essere-con»: la perdita della comunità è anche perdita della presenza condivisa, della certezza del proprio posizionamento. Svanisce così la realtà della felicità terrestre — che, per Epicuro, è fondata sull’amicizia, forma elementare, durevole e reciproca di relazione.

Antologia Karl Marx, Jacques Camatte

4.1.2. La grande comunità organica e cosmica 

La comunità include natura, umanità, realtà vivente, cosmo. Ormai è sempre più chiaro che l’uomo stesso è un aggregato simbionte, non solo il microbiota: fin nel cuore delle proprie cellule eucariote. Ma tracciare confini precisi in questa continuità vivente è impossibile: dove finisce l'individuo e inizia l'ambiente? L'idea stessa di individuo autonomo contraddice la nostra costituzione simbiotica. Non conosce separazione tra soggetto e ambiente, tra umano e non umano.

Antologia Pëtr Kropotkin, Marco Iannucci

4.2. Soppressione e sostituzione dell'uomo 

L’essere umano risulta sempre più obsoleto. La soggettività è convertita in nodo operativo, il corpo in interfaccia, l’identità in profilo. L’individuo diventa un residuo funzionale, «un apparecchio antiquato di moltiplicazione del capitale», destinato a essere dismesso. Il capitale, divenuto soggetto automatico, non si limita più a sfruttare: punta a sostituire. La funzionalizzazione del­l’u­mano è solo la prima fase. Seguono l’obsolescen­za dichiarata — in cui milioni di vite risultano «non più necessarie» — e la sostituzione program­mata, mediante automazione, intelligenza artificiale e ingegneria genetica. ¶ Non si tratta più solo di alienazione, ma di cancellazione. È una disattivazione tecnica, presentata come miglioramento (come accade con la progressiva sostituzione delle funzioni vitali da parte di strumenti automatizzati).

Antologia Gustav Janouch, Armand Robin, Amadeo Bordiga, Roberto Pecchioli

4.3. Soppressione e sostituzione della natura 

La natura è degradata a risorsa, ambiente a oggetto tecnico. Non ha piú senso in sé, ma solo funzione strumentale: la realtà vivente è sostituita da ambienti artificiali e mineralizzata.

Antologia Ludwig Klages

 

Postilla 

Non dimentichiamo che tutto il tempo è benedetto, anche il nostro, quello in cui ci è stato dato di vivere. Ivan Illich (tradizione orale)

La morte non è nulla per noi, poiché quando ci siamo noi non c’è lei, e quando c’è lei non ci siamo più noi. Epicuro (Lettera a Meneceo)

Dunque la morte non vince mai: la morte non è un fatto della vita. E finché c’è re­spiro c’è presenza e gioia. Jacques Camatte chiamò «Le domaine de la certitude» la sua casa e la terra che curava, dove accoglieva familiari e amici. Anche la certezza, l'adesione all'eternità, non muore. È la sensazione di averla perduta che ci disorienta.

* * *

Una diagnosi compatibile con tumore al quarto stadio — pur conoscendo la possibilità, debolissima ma reale, di un ribaltamento — impone al diagnosta, se deve comunicarla, di ricondurre l’esito probabile entro quello certo di ogni forma di vita, singola e collettiva, compresa la propria. E di indicare la via dell’accet­tazione come possibilità reale e presente di serenità consapevole e attiva. Via che, di per sé, è già accenno, inizio e sostegno all’auspicata — improbabile, perché se ne vedono solo deboli indizi come quelli di scisma cognitivo e l’impensata resistenza durante la pandemia, ma non impossibile — reazione della specie.

Antologia 

 

Bambini liberi sul fiume

 

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Wehrlos, doch in nichts vernichtet
Inerme, ma in niente annientato
(Der christliche Epimetheus
Konrad Weiß)

 


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